«Non è possibile...Non è possibile». Dopo lapplauso forte tributato alla moglie morta alluscita del feretro dalla chiesa di San Giovanni Laterano, Francesco Masi non riesce a trattenere il dolore e si scioglie quasi di slancio, come in una fuga, dagli abbracci dei parenti e della gente del quartiere per raggiungere la bara coperta di un manto di margherite candide e diretta al cimitero di Lambrate. Ma è un uomo distrutto, al quale è stata portata via in un soffio la compagna di una vita, la madre delle sue due figlie e una donna è costretta a sorreggerlo per impedirgli di cadere.
Hanno pianto proprio tutti ieri pomeriggio, in via Pinturicchio 35, ai funerali di Giuliana Grossi, la 52enne milanese che il 14 febbraio è morta nello scontro tra il tram e lautobus davanti a Palazzo di Giustizia, in corso di Porta Vittoria. In chiesa - gremita di gente del quartiere, amici e parenti della famiglia, ma anche molti dipendenti della Mangiagalli, arrivati in corriera (la signora Giuliana era titolare di unedicola allinterno della nota clinica milanese, ndr) - latmosfera era molto famigliare, raccolta.
«Questa è stata una settimana di domande per Francesco, Fabiana e Alessandra .- ha esordito commosso nella sua omelia il parroco, don Angelo Casati, che nei giorni scorsi ha cercato di confortare il marito e le due figlie della vittima andandoli a trovare spesso nella loro abitazione di via Donatello - Si sono chiesti perché accada di perdere un bene così prezioso comera Giuliana, perché unesperienza così bella sinterrompa in modo così tragico da sentirsene defraudati. Le risposte a queste loro interrogazioni dobbiamo trovarle perché abbiamo un debito nei confronti della giustizia, di Giuliana e di questa città. Tuttavia la lettura del vangelo di Luca sulla resurrezione è stato scelto proprio perché Fabiana e Alessandra continuano a dirmi di sentire la mamma come fosse ancora viva, proprio come gli angeli che dicono alle pie donne, in visita al sepolcro di Cristo: Perché cercate tra i morti colui che è vivo?. Inoltre, può sembrare paradossale, ma la morte di Giuliana ha portato alla luce tanti segni di lei: la sua gioia, quel suo particolare modo di esserci per tutti, sempre pronta ad alleggerire il peso della vita attraverso il dono del suo sorriso. Ecco - ha concluso don Casati - Giuliana rappresentava per tutti la gioia come dono, era la testimonianza della limpidezza della vita».
Davanti al sindaco Letizia Moratti, al suo vice, Riccardo De Corato e ad Alessandro Mio, direttore delle risorse umane di Atm, alla termine della messa ha preso la parola suor Bruna. La religiosa della Mangiagalli, ringraziando Giuliana «per la sua gioia, la sua semplicità e lo speciale contatto umano con i malati» ha annunciato una funzione in ricordo delledicolante lunedì, alle 12.
Prima delluscita del feretro, poi, lultimo intervento dal pulpito della chiesa. «Giuliana, da quando te ne sei andata, siamo tutti un po più soli» ha detto al microfono unamica della morta, tra le lacrime.
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