Lampedusa, nuova strage sulla rotta della morte

Proseguono le indagini per far luce sul naufragio del barcone di venerdì scorso

Gaetano Ravanà

da Lampedusa

Nuovo naufragio al largo di Lampedusa, il secondo nel giro di 24 ore e il bilancio, anche stavolta, è pesante. Dieci cadaveri recuperati, altri diciannove risulterebbero dispersi. Erano in 39 su un gommone di 7 metri che si stava dirigendo a Lampedusa. All’improvviso, forse a causa di un’onda alta, si sarebbero spezzati i perni che tengono il «paiolo» del gommone, le tavole avrebbero bucato, spostandosi, i tabulari dell’imbarcazione che ben presto si sarebbero sgonfiati.
Il mezzo si è capovolto. Ad avvistare per primi i naufraghi, un peschereccio di Mazara del Vallo che era impegnato in una battuta di pesca. Subito i componenti dell’equipaggio hanno tratto in salvo due persone. Immediatamente, il capitano trapanese ha chiamato la sala operativa della Capitaneria di porto. Sul posto, si sono portate le motovedette della Guardia costiera che hanno tratto in salvo 10 persone. Contemporaneamente, i soccorritori hanno notato dei corpi che galleggiavano. Le ricerche sono proseguite fino all’imbrunire, ma il mare non ha restituito gli altri corpi. Già erano in corso le ricerche a dieci miglia della più grande delle Pelagie dove si è verificata la tragedia venerdì scorso. Le ricerche si estendono fino a 60 miglia dalla costa anche con l’ausilio di diversi elicotteri. Il mare ha inghiottito finora 79 persone in 24 ore, restituendo solo 20 corpi. Eppure, le condizioni meteomarine sono ottime; ieri c’era forza due.
Intanto, proseguono le indagini per fare piena luce sul naufragio di venerdì scorso. La squadra mobile di Agrigento ha arrestato cinque persone. I fermi però, al momento, non sono stati convalidati dal Gip, se ne riparlerà questa mattina. I poliziotti sono riusciti a identificare i cinque presunti scafisti grazie alle testimonianze dei sopravvissuti. E sempre grazie ai racconti, si è scoperto che il natante di 14 metri, dopo un giorno di navigazione, è andato in avaria per colpa di un motore. Uno dei 3 scafisti che si trovava a bordo, tramite un telefono satellitare è riuscito a contattare altri componenti della banda che si trovavano in Libia. Dopo diverse ore pertanto, il barcone è stato affiancato da un altro natante dalle stesse dimensioni; due persone sono salite a bordo ed hanno sistemato il motore, e l'imbarcazione ha potuto riprendere la normale rotta fino alla tragedia. Questo lascia presupporre che l’organizzazione che organizza i cosiddetti «viaggi della speranza» è molto forte e riesce con facilità a reperire il gasolio e le imbarcazioni. D’altronde sulle coste libiche sono a migliaia che attendono il momento giusto per partire verso l’Europa.
E intanto proseguono le indagini per accertare l'esatta dinamica dell'affondamento del barcone. C'è da dire che la nave militare «Minerva» si trova ormeggiata al porto di Porto Empedocle a disposizione dell’autorità giudiziaria. È stata effettuata la perizia da parte della scientifica per accertare se la Minerva abbia urtato o meno il barcone degli extracomunitari. Nel fascicolo aperto dopo la tragedia, la Procura ha ipotizzato il reato di disastro colposo, anche se al momento non risultano indagati. «La nave non è stata sequestrata - dice il procuratore capo di Agrigento, Ignazio De Francisci che coordina l'inchiesta -. Stiamo lavorando, al momento non possiamo dire altro». Gli uomini della Capitaneria continuano a operare a bordo della nave, mentre gli investigatori della Mobile di Agrigento e i militari della Guardia di finanza stanno procedendo con gli interrogatori dei superstiti per fornire un quadro probatorio il più chiaro possibile ai magistrati sia sulle modalità del disastro sia sulla presenza nel barcone di scafisti.


Gli investigatori stanno confrontando i racconti dei testimoni che parlano di un forte urto tra le due imbarcazioni e secondo le prime indiscrezioni le ricostruzioni degli extracomunitari coinciderebbero. L'ipotesi è stata confermata dal sottosegretario alla Difesa, Lorenzo Forcieri.

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