«Lasci la Camera, non può continuare così»

«Vede, il fatto è che Gianfranco Fini ha costituito un nuovo partito, all’interno del partito che lui stesso ha contribuito a fondare, quindi ora deve per forza scegliere. E scegliere significa dedicarsi, a mio avviso, a un solo impegno». Sabino Acquaviva, 81 anni, sociologo e scrittore, già docente all’università di Trento, quindi ordinario di sociologia all’università di Padova e in seguito preside di quella stessa università, autore di 30 volumi e di oltre 150 pubblicazioni, avrebbe tutti i titoli per salire in cattedra e giudicare l’enigmatico e contraddittorio presidente della Camera. Ma, fedele al suo carattere schivo e a quel suo modo pacato di inanellare concetti e considerazioni, preferisce interpretare il ruolo dell’osservatore.
E quindi professore, come osservatore della politica, che cosa sta accadendo oggi?
«Sta accadendo che, al di là delle varie etichette, tipo Futuro e libertà ecc, Fini ha voluto far rinascere la destra. In altre parole sta cercando di riappropriarsi, a torto o a ragione, di una identità perduta. Identità della quale, evidentemente, lui e altri come lui che lo stanno seguendo, hanno cominciato a sentire la mancanza, da quando hanno deciso di partecipare al progetto del Pdl».
Il passato che ritorna...
«Io non voglio sapere né approfondire le motivazioni che hanno spinto il presidente della Camera a mettere in moto questo meccanismo e a gettare le basi di un nuovo partito. Mi limito da sociologo e non da politologo, perché politologo non sono, a valutare il fatto che questo nuovo partito, questo rinascimento della destra, rappresenta sicuramente un ritorno al passato».
Proprio per questo non le sembra professore, che l’atteggiamento di Fini non sia più «super partes»?
«Fini non è più super partes, quindi ha un solo modo per sottrarsi agli attacchi: scegliere dove stare e quale ruolo interpretare. Anche in questo caso non voglio giudicare il suo comportamento ma posso dire che io, al suo posto, saprei bene che cosa fare».
Vuole dargli un pubblico aiutino, un suggerimento?
«Ha fatto un partito, ha idee differenti da quelle del premier? Allora si dedichi a questo suo nuovo partito, a queste nuove idee. Io al suo posto lascerei spontaneamente la presidenza della Camera per dedicarmi anima e corpo al nuovo progetto. Sarebbe anche un modo elegante per uscire dal vortice delle polemiche. Per sottrarsi alle critiche e incamminarsi, lui con chi o seguirà, verso un nuovo percorso politico».
Fini potrebbe considerare anche un’altra opzione, quella scelta a suo tempo da Bertinotti che, una volta eletto alla presidenza della Camera, lasciò a Giordano le sorti di Rifondazione...
«Certamente anche questa potrebbe essere una scelta che lo aiuterebbe a uscire dal guado ma io resto della mia idea che, ribadisco, è l’idea del sociologo che guarda la politica con un certo distacco. Il distacco, mi creda, spesso si coniuga anche con il buonsenso e il buonsenso può dettare il migliore dei comportamenti. E poi anche in politica il buonsenso non fa male».
Non le pare che Fini più che per buonsenso stia brillando per ambiguità?
«Più che di ambiguità parlerei di mancanza di chiarezza. La posizione di Fini in questo momento non è affatto chiara e, non essendo chiara, suscita critiche. Sarebbe di conseguenza auspicabile che dicesse semplicemente: “Ho fatto il mio partito, in questo nuovo partito mi riconosco quindi basta, prendo atto che mi sono sbagliato, me ne vado, e ricomincio daccapo. Consapevole anche dei rischi a cui potrò andare incontro, con questa mia nuova avventura politica”. Non mi pare che ci voglia tanto. La politica, del resto, ci ha abituato a questi cambi di rotta, motivati o no».
Quindi tirando le somme, lei professore è ottimista: Fini abbandonerà la sua ambiguità?
«Certamente. Non può continuare così. Non può occupare una così alta carica istituzionale e al tempo stesso occuparsi di svezzare un partito.

Lasci spontaneamente la presidenza di Montecitorio e si rimetta in gioco come leader. Difendendo le sue idee, non alla Camera, ma alla testa di quel partito in cui pensa adesso di riconoscersi. Solo così potrà fare chiarezza attorno alla sua persona e riacquistare credibilità e consenso».

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