"Ecco perché il salario minimo non convince"

Francesco Cavallaro, segretario generale della Cisal, spiega perché la legge sul salario minimo non è la soluzione per l'innalzamento degli stipendi

"Ecco perché il salario minimo non convince"
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“Sul salario minimo è ormai in atto un dibattito prevalentemente politico che rischia di danneggiare più che aiutare la risoluzione della questione salariale in Italia”. Ne è fortemente convinto Francesco Cavallaro, segretario generale della Cisal, secondo cui la soluzione al problema dei bassi salari che è dovuta al cronico ritardo nei rinnovi e che richiede “risposte articolate, non riconducibili a semplici slogan”.

Qual è il nodo del problema?

“Coloro che oggi spingono per una legge sul salario minimo fanno riferimento alla direttiva emanata in materia a livello europeo, dimenticando che quella direttiva si pone l’obiettivo primario di promuovere una equiparazione salariale tra i vari Paesi della UE, che è questione totalmente diversa da quella che è al centro del dibattito politico in Italia. Da più parti, poi, si tenta di utilizzare una eventuale normativa sul salario minimo per disciplinare in modo surrettizio, e addirittura con profili di incostituzionalità, la materia della rappresentanza sindacale”.

Quindi, una parte di responsabilità ce l’hanno anche i sindacati?

“Si è cercato di utilizzare il problema dei bassi salari per affermare una sorta di monopolio dei sindacati più forti, dimenticando che l’abbassamento dei salari è stato prodotto prevalentemente proprio da alcuni di quei contratti “comparativamente maggiormente rappresentativi” che le proposte di legge sul salario minimo oggi giacenti in Parlamento vorrebbero addirittura premiare con il riconoscimento della efficacia erga omnes”.

E i sindacati autonomi non hanno le loro responsabilità?

“L’abbassamento su vasta scala delle retribuzioni è conseguenza proprio dei contratti dei sindacati maggiori, mentre l’incidenza statistica dei contratti stipulati da sindacati autonomi, in base ai dati forniti dal Cnel, è irrilevante dal punto di vista della questione salario minimo”.

Perché una legge sul salario minimo non la convince?

“L’intervento legislativo sembra la risposta più semplice, ma in realtà esso si porterebbe appresso tutta una serie di ulteriori problemi a loro volta di non facile risoluzione: il trattamento economico stabilito dai contratti di lavoro, infatti, è spesso la risultante di più voci, legate sia alla retribuzione principale che a quella accessoria, ed implica una valutazione analitica degli stessi. La via maestra per combattere la piaga dei salari bassi resta quella del potenziamento della contrattazione collettiva”.

La Cisal cosa propone?

“La Cisal, invece, già in tempi non sospetti, ha proposto la istituzione di presso il Ministero del Lavoro di un Osservatorio Nazionale sulle Retribuzioni, di cui dovrebbero far parte le istituzioni governative, le parti sociali già presenti al CNEL (sindacati e associazioni datoriali) e che potrebbe agire di concerto con il Cnel medesimo”.

Questo osservatorio quali obiettivi si pone?

“Tale Osservatorio, oltre a rilevare le modalità di intervento per migliorare le retribuzioni potrebbe essere titolato anche a svolgere una verifica della congruità dei contratti collettivi di lavoro e, proprio perché composto da tutti gli attori istituzionali e sociali legittimati ad intervenire

in materia, indicare esso stesso in quali settori si dovesse rendere necessario un intervento per innalzare i salari, in primis attraverso raccomandazioni che la contrattazione collettiva dovrebbe impegnarsi a recepire”.

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