Lavoro, a Milano oltre il 16% delle piccole e medie imprese non trova personale qualificato

L'allarme dell’Associazione delle piccole e medie industrie: oltre il 16% delle micro, piccole e medie imprese associate non trova addetti. L'artigianato regge grazie agli stranieri pari al 46% del totale

Lavoro, a Milano oltre il 16% delle piccole e medie imprese non trova personale qualificato
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Che le imprese in questa fase storica fatichino a trovare personale non è certo una novità. Tra la carenza di lavoratori con le competenze tecniche richieste da un mondo del lavoro in rapida evoluzione, le difficoltà nel ricambio generazionale e il fenomeno della Great Resignation esploso nel post Covid, le persone che mancano all’appello nel nostro Paese hanno superato quota mezzo milione.

La novità, adesso, è che questa carenza di personale è diventata tanto cronica da pesare sulla capacità produttiva delle imprese. Al punto da costringerle a rinunciare a commesse di lavoro e a posticipare investimenti per la mancanza di addetti.

A lanciare l’allarme è stata l’A.P.I., l’Associazione delle piccole e medie industrie, che ha denunciato come a Milano oltre il 16% delle micro, piccole e medie imprese associate non trovi personale qualificato, con conseguenze che impoveriscono non solo il capoluogo lombardo, ma tutto il territorio limitrofo. Molte aziende, negli ultimi mesi, sono infatti state costrette a scelte drastiche, che hanno comportato perdita di fatturato per la rinuncia a commesse o il ritardo di investimenti tecnologici che erano già stati programmati.

Lavoro: il mismatch tra domanda e offerta

La domanda su come far fronte al mismatch tra la ricerca delle aziende e la disponibilità delle figure professionali è stata posta nel corso della tavola rotonda che A.P.I. ha organizzato nell’ambito del “Forum Economia Urbana 2024”, promosso dall’Assessorato Sviluppo Economico e Politiche del Lavoro del Comune di Milano. “Gli imprenditori hanno bisogno di risposte oggi per disegnare il futuro”, ha spiegato il direttore generale di A.P.I., Stefano Valvason. “Le micro, piccole e medie imprese manifatturiere devono essere centrali nell’agenda delle istituzioni: rappresentano veicoli di innovazione sistemica e strumento di creazione di opportunità lavorative qualificate, senza dimenticare che ricoprono un ruolo fondamentale nel mantenere viva la tradizione, le conoscenze e la qualità dei prodotti, che costituiscono il nucleo della reputazione di eccellenza del Made in Italy”.

Come attrarre talenti: sostenibilità e storytelling

Quello che è emerso dal confronto è che se da un lato è necessario insistere su percorsi di studio e formazione che rispondano alle esigenze delle imprese e agli input che arrivano dal mercato dal lavoro, dall’altro “è necessario lavorare su progetti ESG e di hiring più strutturati, sviluppare lo storytelling e la community aziendale, trattenere i talenti con piani di welfare e una premialità maggiore”, ha sottolineato Luciana Ciceri, vicepresidente di A.P.I. “Oggi, infatti, non è più solo il “marchio” della grande azienda ad attrarre i talenti, ma sono molti altri aspetti”.

Artigiani: a Milano uno su due è straniero

D’altra parte, quello della carenza di personale e, più in generale, del ricambio generazionale, è un tema trasversale, che riguarda un po’ tutti i settori. Tra questi anche l’artigianato. Non a caso, a Milano città gli artigiani stranieri sono oramai il 46% del totale. Operano sotto la Madonnina 9.396 titolari di ditte provenienti da ogni angolo del mondo. Una cifra che sale a quasi 20mila in tutta l'area metropolitana (29% del totale) e in Provincia di Monza e Brianza (23%), con un trend in costante crescita.

Non sorprende quindi, che ieri il segretario generale dell’Unione Artigiani della provincia di Milano, Marco Accornero, abbia lanciato la proposta di “istituire una cabina di regia pubblico - privata dedicata agli aspiranti e ai già imprenditori migranti che metta insieme le istituzioni e le esperienze di enti, associazioni e terzo settore, in alleanza con la rete consolare della città.

Per gli italiani oggi fare impresa è meno difficile”, ha spiegato, “ma gli stranieri che vogliono diventare imprenditori fanno fatica anche solo ad aprire un conto corrente o ad accedere al credito, senza parlare delle difficoltà nel relazionarsi con la burocrazia”.

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