Lazio, Marrazzo rassegna le dimissioni: "Sofferenza mi impedisce di rimanere"

Prima l'escamotage del certificato medico per passare i poteri al suo vice, poi le dimissioni ufficiali da presidente: "Voglio chiudere, la mia permanenza non è più utile per i cittadini". Intanto il governatore ha lasciato casa sua e si è trasferito in un istituto religioso. Il vicepresidente Montino: "Sarebbe stupido votare due volte in 20 giorni"

Lazio, Marrazzo rassegna le dimissioni: 
"Sofferenza mi impedisce di rimanere"

Roma - Alla fine Piero Marrazzo ha gettato la spugna. "Le mie condizioni personali di sofferenza estrema non rendono più utile per i cittadini del Lazio la mia permanenza alla presidenza della Regione Lazio. Comunico con la presente le mie dimissioni definitive e irrevocabili". Così il presidente della Regione Piero Marrazzo ha annunciato le sue dimissioni dalla carica di governatore in una lettera inviata al presidente del Consiglio regionale Bruno Astorre e al vicepresidente della Giunta Esterino Montino. "A tutti coloro che mi hanno sostenuto e a quanti mi hanno lealmente avversato - prosegue Marrazzo - voglio dire che finché mi è stato possibile ho operato per il bene della comunità laziale. Mi auguro che questo mi possa essere riconosciuto al di là degli errori personali che posso aver commesso nella mia vita privata".

Sciolto il consiglio ma non la giunta
"Domani, dopo il consiglio regionale, farò il decreto di presa d’atto delle dimissioni della giunta, e di conseguenza avverrà lo scioglimento del consiglio. La giunta resterà in carica solo per l’ordinaria amministrazione". Lo ha detto il presidente del consiglio regionale Bruno Astorre, a margine della riunione di maggioranza.

Rischio due elezioni in 20 giorni "Sarebbe stupido, illogico fare le elezioni per il rinnovo della Giunta regionale del Lazio e per l’elezione del presidente il 7 e l’8 marzo e poi tornare ad elezioni il 28 ed il 29 dello stesso mese". Lo ha detto il vicepresidente della Giunta Montino al termine della Giunta straordinaria in cui sono state ratificate le dimissioni di Marrazzo. Montino ha anche spiegato che sull’opportunità di celebrare le elezioni del Lazio con quelle delle altre Regioni si possa trovare un "clima di intesa" con l’opposizione. 

Il ritiro in un istituto religioso Inizialmente si pensava che Marrazzo sarebbe andato all'abbazia di Montecassino. Poi, visto che l'indiscrezione era trapelata ai giornali, l'ex governatore ha preferito cambiare meta. E' confermato, tuttavia, che trascorrerà i giorni della sua convalescenza in un istituto religioso.

Il legale e i 5mila euro I tremila euro citati nell’ordinanza di custodia cautelare del gip Sante Spinaci nei confronti dei quattro carabinieri infedeli, estorsori di Marrazzo, erano in realtà provento dell’attività di mercimonio di Natalie, il trans che compare nel video insieme all’ex presidente della Regione nell’appartamento di via Gradoli. Lo ha precisato l’avvocato Petrucci in merito alla notizia che 5mila euro (3mila sul tavolino nell’appartamento e 2mila nel portafogli di Marrazzo) sarebbero stato il compenso pattuito per la prestazione sessuale. "I 3mila euro - ha detto Petrucci, in procura per un colloquio con il procuratore Giovanni Ferrara - erano soldi provento dell’attività del trans".

Procura: nessuna convocazione "Non c’è stata alcuna convocazione in procura di Marrazzo e non è neppure previsto che debba essere sentito. Almeno per il momento". Piazzale Clodio smentisce l’ipotesi di un’iscrizione sul registro degli indagati dell'ex governatore. Chi indaga sottolinea anche che "allo stato degli atti non ci sono tracce di altri esponenti politici sotto ricatto perché finiti nel giro di trans". In procura si ribadisce che Marrazzo, in questa vicenda, rimane parte offesa. Non sarà aperto nei suoi confronti un procedimento per l’ipotesi di peculato (in relazione all’uso dell’auto blu) e per quella di corruzione (con riferimento al denaro preso dai carabinieri che hanno fatto il blitz nell’appartamento del trans in via Gradoli). Quanto al peculato, Marrazzo aveva diritto all’auto di servizio e con quella poteva andare dove voleva. Quanto alla corruzione, gli inquirenti ritengono che il video sia stato girato dai due carabinieri "infedeli" (Carlo Tagliente e Luciano Simeone) e che l’uomo politico sia stato vittima di un ricatto senza sapere di essere stato filmato.

Si allarga l'inchiesta Si allarga l’inchiesta della procura di Roma sui fatti che hanno coinvolto Marrazzo. Mentre proseguono gli accertamenti su questo episodio, le indagini, è stato sottolineato a palazzo di giustizia, si estendono ad altri eventuali comportamenti illeciti connessi ad episodi di ricatti, violenze e rapine subiti dai trans e dai loro clienti.

Si cerca cioè di verificare se esista un giro di estorsioni partendo da aggressioni e rapine fatte a trans da presunti carabinieri. L’indagine prende ora l’avvio attraverso una serie di accertamenti disposti dal magistrato.

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