«Laziogate, sentenza politica»

Le sentenze sulla vicenda Laziogate «non avranno assolutamente ripercussioni sulle giunte comunale e regionale». Lo garantisce il sindaco di Roma Gianni Alemanno, riferendosi alla condanna a un anno e sei mesi di reclusione comminata ieri dalla quarta sezione del Tribunale di Roma a Francesco Storace per l’incursione informatica che avrebbe commissionato ad alcuni suoi collaboratori alla vigilia delle elezioni regionali del 2005 per dimostrare la falsità delle firme elettorali presentate dalla lista Alternativa Sociale di Alessandra Mussolini. Una vicenda oscura per la quale, «dopo 43 udienze neanche fosse un processo di mafia», ironizza Storace, è stato condannato a due anni il suo ex portavoce Nicolò Accame, che ha commentato sprezzantemente: «Come direbbe mio padre: me ne frego!». Pene minori per l’ex direttore tecnico della società Laziomatica Mirko Maceri (un anno), il militante di An Nicola Santoro (un anno), l’avvocato Romolo Reboa (un anno), il detective privato Pierpaolo Pasqua (un anno), l’ex vicepresidente del consiglio comunale Vincenzo Piso (otto mesi) e la componente dello staff di Storace Tiziana Perreca (otto mesi).
Solidarietà all’ex governatore è stata espressa dal senatore Cesare Cursi («Ho piena fiducia nella magistratura e credo che l’esito giudiziario conclusivo di questa vicenda potrà riformare il giudizio di primo grado. Conosco bene Storace e sono sicuro che egli abbia agito per agevolare l’accertamento della verità e non certo per mistificarla, per di più a proprio vantaggio») e dal presidente della Destra e fresco assessore regionale Teodoro Buontempo, che parla di «sentenza dal forte sapore politico» e fa notare come «in un Paese in cui, purtroppo, spesso ladri e rapinatori non fanno un giorno di galera, a Storace è stata inflitta una condanna di un anno e sei mesi, senza che, per quanto ci è dato sapere, negli atti processuali ci siano prove a suo carico». Dalla parte di Storace pare essere anche lo stesso sindaco Alemanno che confessa: «Non crediamo nell’impianto accusatorio e riteniamo che in appello ci sarà una sentenza diversa».
Canta vittoria invece Alessandra Mussolini, vittima dell’incursione: «Mi avevano accusato di essermi inventata tutto, è stato uno scandalo a livello mondiale ed eravamo di fronte a una grave violazione della libertà democratica. È bene che chi ha compiuto questi fatti riceva una sentenza di condanna, purtroppo però in Italia è così, Storace non andrà in galera. Ma è un monito che questo non capiti mai più».

Dal Pd si sente solo la voce della deputata Ileana Argentin che ovviamente cavalca la sentenza: «Con la condanna di Storace e di Piso si complicano ancora di più le cose per la neogovernatrice del Lazio Polverini, che è riuscita nell’intento di riportare alla guida della Regione quelli che hanno fatto enormi danni ai cittadini, a cominciare dallo spaventoso debito della sanità».

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