L'economia comunista è merda (non) d'artista

Il socialismo è "da carnefici" e finisce sempre in dittatura. Parola del genio dell'avanguardia

L'economia comunista è merda (non) d'artista

È una fatale illusione credere in un socialismo, che dovrebbe donare agli uomini la vera libertà.

Totalitarismo e socialismo sono in fondo due aspetti di una medesima cosa, cioè d'un regime che sottomette ogni manifestazione della vita e dell'attività dell'uomo all'onnipotente Stato, che con la sua burocrazia lo avviluppa da ogni parte e ne soffoca l'indipendenza di pensiero e la libertà d'azione. Il socialismo, anche quando non viene considerato fin da principio come mezzo per la statizzazione da parte di un gruppo avido di potere, è una «via alla schiavitù», come dice il prof. Hayek nel libro omonimo. È chiaro infatti che non si può immaginare uno Stato con libertà politica e spirituale, che eserciti un potere illimitato sull'attività economica, come avviene nel socialismo, la cui tecnica sociale è ciò che chiamiamo economia pianificata. Quest'economia richiede un piano, che stabilisca cosa e quanto si debba produrre.

Nell'economia di mercato, invece, ciò vien fissato naturalmente e quasi automaticamente da chi di diritto, cioè dai consumatori, per mezzo di un continuo plebiscito naturale, in cui ogni lira che spendiamo è una scheda di un perfetto sistema proporzionale.

Nell'economia pianificata, la democrazia dei consumatori viene soppressa e sostituita dal comando dall'alto, cosicché la popolazione deve sottomettersi a quell'impiego delle forze produttive che il gruppo dominante in quel momento lo Stato trova utile.

«È il nocciolo della questione dice bene Wilhelm Roepke - che si può esprimere con questa precisa formula: l'economia di mercato è l'economia pianificata funzionante per mezzo di coloro che ne sono gli interessati, cioè dei consumatori, il socialismo è la non-funzionante economia pianificata di coloro che non ne sono interessati, cioè di un gruppo che dirige di propria autorità colla sua burocrazia».

Va da sé che una tale dittatura economica può essere conquistata, e pur di fare il proprio interesse, mantenuta solo da un gruppo politico senza scrupoli, che alla fine calpesterà tutti i diritti e tutte le libertà. Non solo. L'economia libera si compone di innumerevoli atti economici spontanei posti sotto il dominio del mercato: un sistema automatico e impersonale, che presenta pene sotto forma di perdite, e premi sotto forma di guadagni, procura l'obbedienza alle sue direttive. Invece nel socialismo il sovrano democratico mercato è sostituito dal sovrano burocratico Stato.

Questo sovrano politico deve procurarsi rispetto con mezzi che corrispondono alla sua natura, e vanno dal campo di concentramento all'esecuzione capitale, quindi operazioni che nell'economia di mercato erano penalmente indifferenti perché recavano in se la loro propria economica sanzione, divengono delitti capitali compresi in una lunga lista di delitti economici.

Perciò possiamo concludere con Jacob Burckhardt che il socialismo è un sistema economico cui il carnefice batte il tempo. Poiché socialismo significa politicizzazione dell'economia, tutto ciò che prima era privato diventa politico; una gara economica diverta una gara politica, il prezzo diventa un ordine, il diritto privato diventa diritto pubblico. Se nell'economia di mercato l'ultima istanza era l'ufficiale giudiziario, ora lo è il carnefice.

Nonostante queste leggi draconiane, lo Stato ha la massima difficoltà per imporre obbedienza al suo dominio dispotico (la storia lo prova), e ciò ci dà un'idea della potenza del vecchio sovrano dell'economia, del Mercato, fondata sulle leggi immutabili della natura umana.

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