«Lega molto esigente ma non si può volere sempre tutto»

nostro inviato a Bruxelles

«Agli amici della Lega dico che non possono volere sempre tutto». Da Bruxelles, dove è giunto per prender parte al summit Ue di primavera, Silvio Berlusconi spedisce un cortese ma fermo altolà al Carroccio. Le ronde? «Non se ne avvertiva l'esigenza». L'obbligo della denuncia dei clandestini da parte dei medici? «Tolto». La lettera dei 101? «Un equivoco».
«Nessun passo indietro sull'immigrazione» si affanna a far sapere subito dopo Paolo Bonaiuti; e così è senz'altro. Solo che il Cavaliere ci tiene a mettere «i puntini sulle i», a far chiarezza circa le reiterate richiesta ultimative da parte degli alleati leghisti. E allora, tenuto a rimarcare come non esista «lo strapotere di Bossi» come strumentalmente si cerca di far passare per verità assodata, aggiunge senza peli sulla lingua come lui e i suoi sappiano benissimo come «i nostri interlocutori della Lega sono esigenti e cercano di battersi per le loro idee e insistono per affermarle», ma che deve essere altrettanto chiaro che «qualche volta possiamo dire di sì, qualche altra volta lo diciamo con difficoltà, mentre alcune volte diciamo di no». In conclusione? «Direi che da queste vicende, se dovesse uscire un suggerimento - osserva Berlusconi - sarebbe quello di dire appunto agli amici della Lega di non volere sempre tutto».
Insomma, stop agli ultimatum perché con quelli non si va da nessuna parte. E - secondo ma non meno importante messaggio a Bossi e ai suoi - basta con le pretese ovunque e dovunque, perché c'è già il federalismo in cottura e amplificare le tensioni non serve a molto. Anzi, rischia di far danno. Il Cavaliere, sereno come poche volte da qualche tempo a questa parte (saranno i sondaggi che danno il Pdl al 42% e la Lega oltre il 9% o forse i riconoscimenti che gli tributano gli alleati del Ppe nel consueto incontro pre-summit) non vuol certo seminare dubbi e risentimenti nel Carroccio - che del resto con parole di Bossi replica con pacatezza - ma ci tiene a fissare la linea. Prende a pretesto la discussa questione delle ronde e rivela: «Noi non la sentivamo, perché pensavamo che sarebbe stata presa come poi è stata presa dall'opposizione, e quindi anche dai media, cioè come la volontà di sostituirci alle forze dell'ordine». Uno sbaglio, insomma, tutta quella insistenza leghista? «Abbiamo dato nei fatti all'opposizione - la replica - un pretesto per montare un'accusa che non è fondata sui fatti». Così come del resto è accaduto anche nell'altra vexata quaestio delle denunce obbligatorie dei medici nei confronti di clandestini che si fossero dovuti trovare a curare: «I medici non hanno l'obbligo della denuncia, è stato solo tolto il divieto».
Equivoci che, a ben vedere, si sarebbero potuti evitare se qualcuno non avesse pigiato con fin troppa forza sulle questioni, facendone quasi scelte obbligate. Come è da considerare un altro «equivoco» la carica dei 101 e cioè quelle firme in calce alla lettera in cui parlamentari del Pdl chiedevano di modificare proprio quell'aspetto del provvedimento. L'obbligo per i medici non c'è. E c'è di più: «Io - dice ancora Berlusconi - non ho alcuna obiezione a modificare la legge». E quanto all'idea germogliata qua e là che quella missiva potesse rappresentare l'irritazione di buona parte del suo partito per i «cedimenti» veri o supposti a Bossi ed ai suoi, ancora Berlusconi replica deciso di non crederlo affatto: «Ho parlato - giura - con chi ha firmato. Persone a me vicine che mi hanno detto di aver firmato in totale buona fede e io gli credo perché rappresenta un sentimento che anch'io condivido». E dunque altolà agli ultimatum e alle lacerazioni, visto che le urgenze sono ben altre, in questa fase.
E infatti, nonostante mostri un certo orgoglio per aver preso «prima di altri» misure anticrisi, Berlusconi - che evita di mettersi tra il martello Ue e l'incudine papale sulla polemica in merito all'utilizzo dei preservativi per debellare l'Aids, limitandosi a constatare che «ciascuno svolge la sua missione ed è coerente con il suo ruolo» - sa bene che ancora parecchio resta da fare per permettere all'Italia e all'Europa di riprendere la marcia. E annuncia: «Quello che stiamo preparando in aggiunta a quanto abbiamo già tempestivamente deciso è molto più creativo di quello che stanno facendo gli altri Paesi a noi collegati. Darò qualche idea agli altri e sono sicuro che saranno ascoltate con molta, molta attenzione».


Il discorso economico - avviato ieri sera - dovrebbe concludersi quest'oggi con una serie di decisioni da portare al G20 di Londra, fra un paio di settimane (in prima battuta c'è il discorso delle regole per le banche) e col varo di un ulteriore pacchetto di aiuti, con - al momento - piena soddisfazione del nostro governo visto che vi sono inserite tutte le nostre richieste, compreso il finanziamento di «Nabucco», il gasdotto che eviterebbe il passaggio in Russia, cui i tedeschi si oppongono.

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