In aprile una decisione grave per le sorti del Giornale, presa a nostra insaputa e nel più totale disprezzo per la nostra identità. Nel programma del governo era stata inserita la famosa «opzione zero»: Berlusconi potrà tenere le sue televisioni a patto che venda il Giornale. Montanelli attacca De Mita pronubo e difensore del provvedimento, con l'articolo di fondo «Messaggio di padrino». Il titolo, di per sé, la dice lunga ma il contenuto dell'articolo è ancora più esplicito e va diretto, senza allusioni al bersaglio. De Mita querela e Montanelli incalza con una serie di Controcorrente uno dei quali, «Vieni avanti decretino», ha fatto il giro d'Italia. (...) A fare riesplodere le ostilità è stata la nostra inchiesta, a firma di Liguori, sui 50mila miliardi di lire finora stanziati per la ricostruzione dell'Irpinia. Una bomba: sono fioccate le interrogazioni parlamentari e l'Unità ha titolato in prima pagina: «De Mita si è arricchito col terremoto». A De Mita sono saltati i nervi.
Querela l'Unità, poi va a Grosseto dove parla a un gruppetto di giornalisti attaccando violentemente Montanelli e il Giornale. Le accuse? I nostri giornalisti sono «prezzolati», sullo sfondo c'è un complotto....Gian Galeazzo Biazzi Vergani, Mario Cervi - I Vent'anni del «Giornale» di Montanelli
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