Legge elettorale, Prodi chiama Berlusconi

Il presidente del Consiglio al leader della Cdl: incontriamoci. Poi minimizza sulla debolezza del governo e difende la sua amicizia con i banchieri

Legge elettorale, Prodi chiama Berlusconi

Roma - Il messaggio «in bottiglia» che il Professore si era preparato per la sua «storica» rentrée in un programma Mediaset arriva dopo pochi minuti, quando Romano Prodi pronuncia per la prima volta il nome di Silvio Berlusconi: «Io - dice rispondendo a Enrico Mentana come se sillabasse un’ovvietà - l'ho invitato a questo dibattito informale. Non so chi venga di Forza Italia. Se viene Berlusconi è utile a tutti e due!». Ma non è né ovvio né scontato: una citazione distensiva, un invito cortese, focalizzato, per di più, su un possibile dialogo per riforme e legge elettorale. L’aria del Prodi bis cambia, sì. Per il resto - quello apparso ieri a Matrix dopo 11 anni di assenza dal Biscione - è un Prodi che si sforza di essere ironico, efficace, e persino «televisivo». Sciorina battute, non cita Einaudi ma Piero Chiambretti («Aveva ragione lui a dire che assomigliavo a Jimmy Fontana») e la realtà virtuale di Second life («La vede?» - chiede incredulo Chicco-mitraglia - e lui: «I ragazzi ne parlano...»).
Dietro questa facciata di ostentata scioltezza, però, Prodi mantiene soggezione della tv, e lo dichiara: «La politica spettacolo a cui siamo abituati in Italia comporta problemi... Preferisco il dialogo a tu per tu, il faccia a faccia c’è in tutte le tv del mondo». Scherza Mentana: «Faccia a faccia con me?». Il premier ride: «Noh... anche con altri». Prodi, spiega il conduttore di Matrix, non ha posto condizioni sulle domande. Ma in studio non ci sono altri interlocutori (cosa che gli aggrada) e i servizi sono parchi e tecnici. Dati durata e ritmo, l’ascolto è a rischio: ma per Mediaset il trionfo è già aver riportato Prodi al Palatino. Mentre per lui, spiega il portavoce unico del governo Silvio Sircana «Era importante un appuntamento con una grande platea per spiegarsi direttamente dopo un evento come la crisi». Un evidente cambio di strategia dopo mesi in cui tutto era affidato alle interviste su Sky. Da qui un paio di divertenti fraseggi. Mentana: «Si è trovato bene?». Prodi: «Benissimo... come 11 anni fa, eh, eh!». Il conduttore: «Non me ne faccia aspettare altri 11 però!».
Il Professore risponde alla crisi ostentando sicurezza, esponendosi e mostrando anche un volto più morbido al centrodestra. Quando parla dell’Unione, però, cambia marcia e tira rasoiate che forse creeranno problemi a Piero Fassino (costretto ad acrobazie dialettiche per portare i Ds nel partito democratico). La prima? Sulla Francia, dove Prodi è gelido sulla socialista, Ségolène Royal. A Mentana che gli chiede chi voterebbe dapprima risponde: «Il voto è segreto e le ricordo che non voto in Francia...». Poi, con un segnale politico al centro: «Con Bayrou c'è una lunga amicizia... abbiamo fatto tante cose insieme» (insomma, non può, ma voterebbe lui). Poi un brivido quando equipara Aznar e Zapatero: «Su alcune cose ho idee diverse da Aznar, su altre ho manifestato le mie differenze con Zapatero...» (Addio Pse). Infine, quando Mentana lo tocca sul nodo più dolente, l’ipotesi di scissione nella Quercia, risposta sibillina: «Non penso che i Ds si scinderanno...». Ma poi aggiunge: «Si prende una decisione che ha un peso enorme, non volete dissensi? Questa è la democrazia! Le discussioni sono segno di vitalità, perché i nostri sono dei veri partiti e non strutture immaginarie» (Traduzione: se c’è una rottura, si va avanti). Quanto alla famiglia politica europea che angoscia i Ds: «Chi la considera prioritaria sbaglia. Innanzitutto perché si ha un concetto teologico della politica e poi perché c'è una certa mancanza di pratica della politica europea che non è così chiusa e definita. Ci sono flessibilità nelle alleanze e c'è, ad esempio, anche la possibilità di doppia appartenenza».
Meraviglioso il siparietto con Mentana che lo stuzzica sui suoi amici banchieri da Profumo a Bazoli.

Il Professore non nega: «Lei ritiene una colpa avere a che fare con persone intelligenti? Se Dio vuole, con tanti fessacchiotti in giro, almeno c'è qualcuno di intelligente».
Non lo hanno nemmeno avvisato sulle fusioni, giura: «Non mi fu detto niente, di certo io non li biasimo perché sono amici. Sono amici, ma puliti e quando uno ha amici puliti ne va orgoglioso».

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