L'eleganza della crisi: Prada vede un uomo tutto grigio

E Cavalli fa il trasformista, la giacca s'indossa con dei pantaloni che sembrano una muta da sub. Romeo Gigli: cotone mischiato con ortica

L'eleganza della crisi: Prada 
vede un uomo tutto grigio

Milano L'uomo in grigio è sempre stato un simbolo di tutte le convenzioni possibili e immaginabili, una figura retorica al maschile. Quello che Miuccia Prada ha fatto sfilare ieri sera a Milano è il massimo dell'espressione con il minimo dei gesti, una rivoluzione silenziosa destinata a fare moltissimo rumore. «Ho lavorato sulle trame grigie» dice scherzando ma non troppo poco prima di presentare la sua emozionante collezione per l'estate 2010. La grande signora del made in Italy ha infatti costruito il tipico guardaroba da lavoro e da città di un uomo rassicurante partendo dall'unione degli opposti: il bianco e il nero. «Meglio rendere più piacevole il quotidiano invece di star lì a sognare le Hawaii - sentenzia Lady Prada - la gente non va a lavorare in short solo perché è estate». Così per cambiare i connotati allo stile formale, ha preso le classiche disegnature della drapperia maschile trasformandole in una sinfonia di sfumature. La spina di pesce o Chevron che dir si voglia, l'occhio di pernice, i quadretti o pied de poule sono stati prima fotografati, poi ingigantiti e quindi tramati oppure stampati su tessuti tipo lana, lino oppure seta talmente leggeri da essere quasi trasparenti. Con questi e non si sa bene quale materiale traforato del tutto simile alle fodere traspiranti dell'abbigliamento sportivo ma con l'aria lussuosa della pelle, Miuccia ha costruito semplici pantaloni molto affusolati, perfette giacche sartoriali svuotate di tutto tranne dell'aplomb, soprabiti con le maniche a raglan. In buona sostanza un'immagine così speciale pur essendo del tutto normale che una volta di più ci si chiede perché solo lei è in grado di trovare l'uovo di colombo per cucinare una specie di frittata modernista se così si può definire questa trasmutazione alchemica che non è proprio il caso di chiamare semplicemente moda. Gli scienziati dicono che l'occhio umano è in grado di distinguere nettamente 16 livelli di grigio. L'anima ne percepisce sicuramente di più. Certo una parola chiave della moda in generale e di quella maschile in particolare, è trasformismo. «I materiali poveri possono diventare ricchi e viceversa, la crisi si combatte solo a colpi di creatività» sostiene Cavalli che in questo è sempre stato un maestro fin da quando negli anni Sessanta ebbe l'idea di stampare la pelle come tessuto. Stavolta lo stilista è riuscito a fare perfino di più grazie a una tecnica a ultrasuoni che gli ha permesso d'inglobare tanto nel tessuto quanto nella pelle dei pezzi metallici tipo le mostrine militari, chiodi, bulloni, viti e addirittura le prese scart del computer. Questi oggetti imprigionati nei materiali creavano interessanti rilievi nei modelli: i ricami più nuovi che si siano visti sulle passerelle di Milano Moda Uomo. Giacche e giubbotti erano abbinati a pantaloni scuba, ovvero aderenti come mute da sub, in nappa o camoscio laserato. Tutto aveva un'aria di opulenta virilità. «In questo momento vince la ricerca creativa - giura Cavalli - il made in Italy deve rialzare la testa: ci siamo fatti sovrastare dall'inesistente fenomeno della moda americana, ma adesso basta». Lo stilista ha ragione da vendere anche se davanti alla bella collezione di Calvin Klein si capiva che non tutte le rivendicazioni sacrosante hanno ragione di essere: esistono fenomeni creativi negli Stati Uniti come da noi. In mezzo a tutto a disegnare l'uomo della griffe è lo spezzino Italo Zucchetti che anche stavolta è riuscito a costruire una convincente immagine di futuribile sportswear utilizzando materiali come l'air tex (un tessuto traforato che in genere serve per fabbricare le scarpe da ginnastica) come il nuovo piquet della giacca bianca. Interessanti anche i colori tipo la sfumatura cerotto dei completi giacca e pantaloni. Sulle tinte in ogni caso nessuno ha scritto pagine leggendarie come Romeo Gigli.

Stavolta, però, con la collezione Io, Ipse, idem, il grande stilista ha saputo celebrare il suo ritorno alla moda anche trovando materiali incredibili (cotone e ortica, carta ricamata oppure lino prima cerato e poi tinto a mano) per i suoi 22 pezzi presentati da Skitsch, nuovo tempio del design milanese.

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