L'eterno duello col verdiano "Va' pensiero"

L'eterno duello col verdiano "Va' pensiero"

Il Canto degli italiani, composto nel settembre 1847, fu intonato il 10 dicembre dello stesso anno davanti alla basilica di Nostra Signora di Loreto a Genova. Alle orecchie colte non fu di immediato gradimento, tanto che Mazzini nel 1848 chiese a Goffredo Mameli di riscriverlo per poi farlo musicare da Giuseppe Verdi. Il risultato fu pessimo.

In compenso Giuseppe Verdi per l'Esposizione universale di Londra del 1869 compose un Inno delle Nazioni che comprendeva l'inno britannico, la Marsigliese e il Canto degli italiani. Sia la Marsigliese che l'inno di Mameli allora non erano ancora gli inni delle rispettive terre, per cui ci fu una sorta di premonizione da parte del genio di Busseto. Il Canto degli italiani si apriva al pubblico a poco a poco, ma rimanendo sempre una musica «in sospeso», che si poteva mettere e togliere a seconda dei gusti più politici che musicali. All'Unità d'Italia, per esempio, i Savoia lo sostituirono con la marcia reale e durante il ventennio gli si preferirono i canti e le marce fasciste.

Ma «Fratelli d'Italia, l'Italia s'è desta» non mollava tanto che al risuonar della Repubblica fu protagonista di un paradosso. Il 12 ottobre 1946 il Consiglio dei ministri lo riconobbe come inno. Quando nacque la Costituzione italiana nel 1946, quella classe politica che volle la disposizione transitoria che vietava la ricostruzione del partito fascista, fu la stessa che scelse l'Inno di Mameli come canto provvisorio, per avendo alcuni riferimenti utilizzati dal Duce. Una strofa recita: «I bimbi d'Italia si chiamano Balilla» e il balilla era il ragazzo educato secondo i canoni fascisti.

Per quanto riguarda il Pci vi si oppose perché avrebbe gradito un inno con esplicito riferimento a Giuseppe Garibaldi, che amava la Marsigliese degli italiani. E così, per un certo periodo, quando si presentava un'incertezza, in alcune cerimonie ufficiali si suonava l'Inno del Piave.

Arrivarono gli anni '90 e iniziò la querelle tra Fratelli d'Italia e Va' Pensiero idea che piaceva a molti, da Bettino Craxi a Rocco Buttiglione, passando per lo scrittore Guido Ceronetti e, cosa molto particolare, nel 1981 un sondaggio promosso dal programma Portobello decretò che la maggioranza degli italiani avrebbe preferito intonare il Va' pensiero.

EG

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