Sta facendo discutere la polemica innescata dalle correzioni imposte in nome del politicamente corretto ai libri di Roald Dahl. L'autore, inglese di origini svedesi, è un noto scrittore di libri per l'infanzia che negli ultimi giorni è tornato alla ribalta dopo la decisione annunciata nei giorni scorsi nel Regno Unito dall'editore Puffin, branca del colosso Penguin, e condivisa dai familiari: titolari dell'eredità legale dell'autore morto 74enne a Oxford nel 1990. Anche nel nostro Paese la polemica politica è infuocata e le critiche sono, per una volta, bipartisan.
Dopo un primo attacco contro quello che ha tutti tratti per essere un caso di cancel culture scagliato, fra gli altri, dal Daily Telegraph, anche Salman Rushdie ha voluto dire la sua. In via di recupero dalle conseguenze dell'agguato di matrice islamico-radicale subito a New York lo scorso agosto, costatogli un occhio nonché l'uso della mano sinistra, dai social ha scritto: "Dahl non era un angelo, ma questa è un'assurda censura, Puffin Books e gli eredi di Dahl dovrebbero vergognarsene". Nel nostro Paese il dibattito culturale è aperto ma anche a livello politico ci sono tanti che contestano la decisione della casa editrice. "Censurare Dahl non significa difendere i diritti delle minoranze ma negare la letteratura. Cancellare la cultura significa fare come i Talebani che distruggono le statue di Budda: non si difendono i diritti, si minaccia la libertà. È possibile un dibattito civile su questi temi?", si chiede Matteo Renzi tramite Twitter.
Anche Matteo Salvini critica la scelta: "Le testimonianze del passato sono un patrimonio prezioso da preservare, non cambiare. Non c’è nulla di giusto nel riscrivere la storia, le opere, i libri, nel nome del ‘politicamente corretto’. Giù le mani da Ronald Dahl e dalla Fabbrica di cioccolato". Inaspettatamente, una voce in tal senso contraria s'alza anche dal Pd.
È quella di della senatrice Cecilia D'Elia, capogruppo del Pd nella Commissione Istruzione: "Ha ragione Michele Serra: giù le mani da Roald Dahl. Le censure, ancor più quelle retroattive, sono illiberali, negano quel rispetto delle differenze che vorrebbero affermare".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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