Lasciare tutto per tornare alle amate montagne. Non è la trama di un film, ma la vita dello scrittore Francesco Vidotto, che ora racconta la sua incredibile vicenda di rinascita, in un libro bellissimo: A ciascuno il proprio Dio (Piemme) che alleggerisce l'anima e illumina una via percorribile, quella della felicità. Una carriera importante che gli fa rendere conto che i viaggi in elicottero, e un cospicuo conto in banca, non gli regalano lo stesso calore delle Dolomiti, montagne dove ha passato la sua infanzia, e dove è tornato perchè, dice: "Nel taschino preferisco avere un paio di ore libere piuttosto che un portafoglio gonfio".
Inizierei dal titolo: "A ciascuno il proprio Dio", che non ha una valenza spirituale, cosa significa? E cosa nasconde?
"Il dio di cui parlo è un dio con la lettera minuscola. Non ha a che fare con il divino. Si tratta invece dell'inclinazione naturale di ciascuno.Tutti noi ne abbiamo una, anche se è così difficile capirla e avere il coraggio di seguirla. Bisogna raccontarsi la verità in maniera spietata. C'è il rischio di stare male, di ferire, ma se ci riesci, la vita diventa unica e speciale e soprattutto libera. Perché la libertà ha bisogno di verità. Spesso invece non viviamo davvero, ci prepariamo solo a farlo".
La sua bellissima storia di rinascita parte da un punto importante: il fatto di sapere cosa volere, che poi è il motivo che le ha fatto cambiare vita. Come ci è arrivato e quanto è stato difficile il percorso?
"È stato doloroso per due motivi, il primo perché ho dovuto capire chi ero. Ho dovuto raccontarmi la verità e spesso, quando ti racconti chi sei per davvero, ci sono cose che non è bello ascoltare. La prima persona a cui mentivo, era "me stesso". Un mare di bugie. Fin dal mattino quando indossavo la giacca e la cravatta, per arrivare ad ogni volta che aprivo bocca e le mie parole non coincidevano con i miei pensieri. La seconda grande difficoltà è stata superare la paura di deludere le poche persone che mi amavano, e che grazie a Dio ancora mi amano. Ferire chi ti vuole bene è terribile ed è ancora peggio se ferisci per quello che sei, e non per quello che fai. Perché non hai alternative. Non puoi smettere di essere te stesso. Eppure mi pensavo un bastardo egoista. Una persona da niente. Ho avuto la forza di scegliere, questo sì. Fortunatamente poi mi sono accorto che la mia serenità era alla fine la cosa più importante anche per i miei famigliari, e tutto ha preso una nuova forma".
L’insoddisfazione o il senso di frustrazione è qualcosa che tutti conosciamo, dove si trova la forza di cambiare?
"Puoi trovarla solamente dentro di te. È un viaggio solitario. C'è chi tenta di farsi aiutare, magari andando da un terapista, da uno sciamano o da un santone... Ma alla fine rimani sempre tu da solo. È un viaggio tutto interiore attraverso i continenti dell'anima. In tanti nemmeno lo iniziano preferendo un'esistenza a bagno maria e la 'sicurezza' della bugia. È vita anche quella, non dico di no, ma non è ciò che mi sono sentito di scegliere per me stesso, perché questa vita è l'unica occasione che ho e non voglio vada sprecata".
Lei era un uomo importante, viaggiava in elicottero, una vita che molti ambiscono a fare, perché il valore di quello che ha lasciato, che molti inseguono, è nulla rispetto a quello che ha trovato nel suo nuovo percorso?
"Io sono un uomo importante. Per me stesso. Ora molto più di allora. Quante volte facciamo l'errore di confonderci con il ruolo che ricopriamo. Abbocchiamo alla lusinga dello stipendio, della macchina di lusso, dell'ufficio grande. Ma se sei il ruolo che ricopri, quando lo perdi, perdi tutto. Credo che la cosa davvero importante sia essere al centro del proprio mondo, per quanto piccolo possa essere. Altrimenti rimani alla periferia di te stesso anche se viaggi in elicottero. Non sto dicendo che spostarsi in elicottero sia sbagliato, e che tutti dovrebbero lasciare una vita agiata. Sto dicendo che tutti dovrebbero seguire la propria inclinazione naturale. Questo sì. Un imprenditore deve senz'altro fare l'imprenditore e un manager deve senz'altro fare il manager. Per quel che mi riguarda volevo scrivere. Raccontare storie di ultimi, ed essere padrone del mio tempo. Per rispondere alla sua domanda: il valore di ciò che ho lasciato è nulla se paragonato a ciò che ho trovato, perché ho incontrato me stesso. E quello che sei, è tutto ciò che hai. Il resto è solo illusione".
Quando ha deciso di lasciare tutto e abbracciare la sua nuova vita tra le "sue" montagne ha mai avuto dubbi?
"Ogni volta che alzo gli occhi e vedo il panorama verticale di quassù, le cime innevate, il cielo di cristallo, gli orizzonti immensi, ripenso a quando alzavo gli stessi occhi, qualche anno addietro, e vedevo le luci al neon degli uffici di città, e non ho dubbi. Ogni volta che sono al bar e bevo il caffè con un amico e ho il tempo per berlo con calma e fare due chiacchiere, intuisco che è questo il genere di lusso che voglio e non ho dubbi. No, nessun dubbio".
Nel suo libro racconta che il tempo è la cosa più preziosa che abbiamo, perché secondo lei le persone non se ne rendono conto?
"L'orologio più prezioso è quello che ti puoi permettere di non portare. Di questo sono certo. Ma il tempo non è la cosa più preziosa. Ce ne sono di altrettante come la vita o la salute. Eppure spesso le diamo per scontate. Tutte quante. E invece non lo sono affatto. Te ne accorgi quando hai un semplice mal di denti. Le persone purtroppo non ci pensano perché s'illudono di possederle. Vita eterna, salute eterna, tempo eterno. Ma se ti fermi e rifletti sul fatto che ogni cosa può finire in un attimo e può cambiare davvero e per sempre, ecco, allora rivedi la tua scala di valori e di priorità e se sei rock, cambi".
Tutte le persone hanno sete di vivere, ma come dice lei molti sentono solamente di esistere. La differenza la fa la felicità?
"La vita ha un tasso di mortalità del 100%, eppure tutti si preoccupano di non morire. Ma tutti moriamo. Non si esce vivi dalla vita. E allora dovremmo solamente preoccuparci di vivere senza timore. In molti solamente esistono perché hanno paura. Magari non proprio di morire ma di rischiare, di cambiare, di mettersi in gioco, di dire la verità, di dirsi la verità. Sento spesso che 'bisogna uscire dalla zona di comfort'. Non sono assolutamente d'accordo. Bisogna entrare invece nella zona di comfort, perché è li che le cose succedono. Non c'è comfort in un'esistenza addomesticata. Attutita. La vita va toccata. Con i suoi dolori, gli amori, le gioie, le tristezze, le separazioni, l'ignoto. Ecco. Vivere secondo me significa 'toccare'. Dare la mano ad un malato senza paura di ammalarsi, abbracciare, fare l'amore, piangere. Tutto quanto fin che abbiamo respiro. Mi chiede se la differenza tra vivere ed esistere si può chiamare 'felicità'? Assolutamente no. Si chiama "libertà".
Il suo concetto di felicità?
"La felicità è l'arcobaleno. Compare dopo la pioggia e subito svanisce. Per il resto rimane invece la serenità. Cosa ben più importante".
Quanto secondo lei il suo libro potrà
aiutare gli altri a trovare la propria strada?"A parer mio, questo libro potrà essere utile, sì. Perché è un libro schietto e onesto. È la storia di un'anima. Nulla di eccezionale e proprio per questo forse, speciale".
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