Salone che vai, martire che trovi. E il Salone del Libro di Torino ne ha visti passare in queste ore tanti, a partire da Antonio Scurati e Roberto Saviano. Il primo lamenta gli attacchi personali ricevuti dopo la presunta (e già smentita) censura del suo monologo del 25 aprile. Il secondo si lagna ma alla fine pare che il suo programma verrà trasmesso dalla Rai, nonostante abbia dato della “bastarda” al premier Meloni. Entrambi, ed è questa la vera notizia, di fronte alla richiesta di dare la loro solidarietà al ministro Eugenia Roccella silenziata dai contestatori agli Stati Genarali della Natalità, si sono rifiutati di farlo. In un modo o nell’altro.
L’inviato di Quarta Repubblica è andato a Torino a porre due domande semplici semplici ai "censurati" per eccellenza. I quali, però, hanno fatto orecchie da mercante. Solidali col ministro Roccella? Saviano è diretto: "No, tutt’altro: perché contestare è democrazia. Un ministro non può essere censurato ma contestato". E pensare che anche Sergio Mattarella ha criticato l’interruzione agli Stati Generali della Natalità perché "voler mettere a tacere chi la pensa diversamente contrasta con le basi della civiltà e con la nostra Costituzione". Ma Saviano non ci sente neppure da quell’orecchio: "Non è anticostituzionale" contestare, anzi "è parte della democrazia, ho questa visione e la difenderò sempre".
Sorvoliamo sul fatto che Saviano abbia invece concesso la sua solidarietà agli studenti che in piazza cercano di sfondare il cordone di polizia. Sorvoliamo sul fatto che a Torino, proprio mentre dentro si dibatteva di contestazioni e libertà di espressione, solo la presenza degli agenti in tenuta antisommossa ha impedito che un corteo pro-Palestina invadesse gli stand con i loro slogan (la polizia "manganella" ed è orribile, tranne quando difende loro?). E sorvoliamo anche sulle parole di Massimo D’Alema secondo cui "queste forme di contestazioni ci sono sempre state ma non mettono in discussione la libertà di espressione".
Arriviamo a Antonio Scurati, che i microfoni di Quarta Repubblica li aveva già "schifati" una volta rifiutando alcune
domande. Stavolta è meno tranchant ma il risultato non cambia: "Ho deciso di non commentare con nessun organo di stampa". E pensare che sarebbe bastato dire: solidarietà al ministro che non ha potuto esprimere le sue idee.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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