Leucemia, luminare inglese studia il dossier Milano

Il dossier sul caso della scuola di via Corridoni finirà nelle mani di uno dei luminari della leucemia infantile, l’inglese Mel Greaves. L’esperto, considerato uno dei ricercatori più competenti nel settore in Europa, arriverà a Milano mercoledì 14 per partecipare a un convegno medico organizzato all’università Bicocca. E il viaggio milanese sarà anche l’occasione buona per affrontare il caso dei sette bambini malati di leucemia e attualmente in cura all’ospedale San Gerardo di Monza.
In particolar modo il professore inglese si soffermerà sulle storie dei tre alunni della scuola di via Corridoni a cui la malattia è stata diagnosticata tra la metà di dicembre e la metà di gennaio. E poi approfondirà la storia della sorellina di uno degli alunni, colpita dallo stesso male. Non è escluso che Greaves faccia anche un sopralluogo nelle aule e incontri i genitori dei bambini in cura.
Con lui ci saranno sia l’epidemiologo dell’Asl di Milano, Luigi Bisanti, e Andrea Biondi, ricercatore sulle leucemie e i tumori rari infantili, con il quale il medico londinese si confronterà anche durante il convegno.
La consulenza di Greaves potrebbe rappresentare una svolta importante per trovare un denominatore comune fra tutti i casi di leucemia. Soprattutto perché il luminare potrebbe trovare fattori in comune con altri gruppi (cluster) studiati in passato in altre parti del mondo.
Il gruppo di lavoro sulla vicenda di via Corridoni è al lavoro e i primi risultati sono attesi per la fine di aprile. Al momento sono in corso la raccolta dei dati e l’analisi dei materiali e l’équipe di esperti sta aspettando di ricevere dall’agenzia ambientale Arpa i risultati del sopralluogo nella scuola.
Il giallo milanese ora stuzzica anche la curiosità dei medici oltre frontiera. Risulta infatti più che mai strano un numero così alto di casi in appena tre mesi, contro una media di otto ricoveri in un anno. Una concentrazione di diagnosi così alta rappresenta un oggetto di studio, soprattutto perché la maggior parte dei bambini frequentava gli stessi ambienti. I medici stanno cercando le cause comuni e non escludono nulla. Nei test distribuiti alle famiglie non trascurano alcun dettaglio e valutano sia se i genitori sono fumatori sia cosa mangiano abitualmente i bimbi. Oppure prendono in considerazione fattori come il possibile utilizzo di droghe e alcool in gravidenza. E ancora, hanno raccolto informazioni sull’igiene dei bambini, soprattutto nei primi anni di vita.

Qualsiase elemento in comune potrebbe portare a una svolta nelle indagini e a capire se si tratta di una semplice coincidenza o no. Gli studiosi hanno riscontrato focolai analoghi in varie parti del mondo a distanza di 10 o 15 anni gli uni dagli altri.

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