L'extraterrestre Bolt sbriciola un altro record

Il giamaicano fa doppietta e frantuma anche il primato mondiale dei 200: potrebbe fare ancora meglio. Finale incredibile, con cinque uomini sotto i 20". E Usain è sembrato un fenomeno, senza essere al top

L'extraterrestre Bolt 
sbriciola un altro record

Berlino -Infinito è il mondo di Usain Bolt. Infinito come la dimensione dei suoi record, del modo di correre, della voglia di divertire e divertirsi anche quando le gambe cominciano ad essere pesanti. Eccolo là, che spunta giallo e verde in una foresta di blu intenso, di colori che fanno tavolozza ed invece sono uomini che gli ballano intorno per pochi attimi, il tanto di vederlo passare, sentirne il fruscio come la seta di un vestito da sposa e non riconoscerlo più se non dalle spalle che sono quelle di una divinità carezzata dal vento. Se Carl Lewis era il figlio del vento, Usain Bolt è il figlio delle meraviglie.

Un altro record. E non è come parlare dei primati del nuoto. Un altro record e non può essere una presa d’atto, quasi da routine. No, la straordinarietà dei record del giamaicano sta nella capacità di rendere naturale quello che per gli altri umani diventa innaturale. La corsa di ieri ha rispiegato tutto: stratosferico in curva, superbo nel rettilineo quando gli avversari ansimavano come cani alle calcagna. E lui, così dannatamente solo, ha faticato a spingere fino in fondo, mancava qualcuno che gli soffiasse sul collo com’era riuscito a Tyson Gay. È sfilato sul traguardo, mentre il crono sembrava aver vorticosamente rallentato la corsa: 19”20, poi aggiustato in 19”19.

Direte: strepitoso. No, è strepitoso quel che non ha ancora fatto. Ieri sera sulla pista che Jesse Owens avrebbe benedetto e qualunque sprinter avrebbe baciato, Bolt ha dimostrato quanto sia ancora inespressa la sua forza. Ha chiuso in frenata, magari un po’ stremato da otto turni, fra 100 e 200 metri, forse non perfettamente in forma, perché l’incidente di aprile in auto qualcosa gli ha tolto. «Un po’ d’allenamento» aveva detto lui.

C’è il rischio di passare per matti, dicendo: si è visto! Ma questo Bolt non era a pieni giri. Eppure ha abbassato il record realizzato a Pechino di 11 centesimi, esattamente quanto aveva limato nei 100 metri quattro giorni prima. Secondo primato in quattro giorni, proprio come in Cina. Stavolta il tempo di reazione (0,133) è stato fulminante, il migliore di tutti a differenza dei 100 metri (0,146).
Usain ha corso alla stessa velocità media tenuta nei 100. Stavolta: 37,519. Domenica: 37,578. Accontentato anche il grande Michelone Johnson che aveva opposto il dubbio: «Riuscirà a mantenere lo stesso ritmo? Il record dei 200 è più difficile da battere, perché servono velocità e resistenza». Fatto. Ed anche un po’ scornato: proprio ieri Johnson aveva provato la profezia: «Non mi sembra sia nella piena forma da record». Macché! Ha combinato di peggio. I piedoni misura 46 lo hanno lanciato come un motoscafo sul pelo d’acqua. Per ogni secondo ha percorso 10 metri e 42 centimetri. Finita la corsa, Bolt si è tolto gli arnesi da lavoro mostrandoli al mondo, ed ha mimato il gesto: con queste prendo il volo. Perfetto uomo marketing anche per lo sponsor: scarpe e piedi gli frutteranno altri 160mila dollari, che uniti ai precedenti fanno un gruzzolo di 320mila dollari. Una mancia rispetto ai 7 milioni di dollari che sono la dote degli ultimi due anni, destinati ad aumentare in maniera esponenziale alle sue meraviglie.

Peccato soltanto che Bolt dovrà scontrarsi con la solitudine del numero uno. Ieri il panamense Edward ha realizzato il record sudamericano (19”81), Wallace Spearmon, il super tatuato jet Usa, ci ha messo un po’ di più (19”85). Sembrano distanze da anni luce. Cinque uomini sotto i venti secondi, in una finale, sono meraviglia mai vista. Bolt aggancia Maurice Greene, Justin Gatlin e Tyson Gay, gli unici ad aver doppiato 100 e 200 nella stessa edizione dei mondiali. Ma li fa sembrare così piccoli. Non sarà infallibile, ma sembra imbattibile. E la federazione giamaicana ha provveduto a far intendere come Bolt la pensi sul doping, pubblicizzando la sua battaglia attraverso un dvd.

Usain regge un cartello in cui dice: «No al doping». È un ragazzo pulito come la sua faccia, ha raccontato la signora ministro dello Sport Olivia Grange. «Vedete - ha concluso - in Giamaica abbiamo grandi musicisti ma anche grandi velocisti». E un fenomeno.

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