Lezioni in classe contro il male di vivere

La morte come via di fuga. Quando un peso diventa insopportabile e si crede che nulla possa cambiare. Quando non si vede più un orizzonte. Succede sempre più spesso. La nostra regione è seconda per numero di suicidi fra adolescenti, dopo il Veneto (terzo il Piemonte, quarta la Sicilia) E le vittime hanno un’età sempre più bassa. Non più sedicenni ma bambini di 9 e 10 anni. Tanto che gli esperti parlano di adolescenza anticipata e prolungata, i 150mila tentati suicidi in Italia (il 4-6 per cento di questi muore) riguardano bambini dai 9 anni e ragazzi fino ai 29. Per questo in autunno partirà un progetto di prevenzione nelle scuole lombarde. La Direzione scolastica regionale ha già approvato gli interventi messi a punto dal Crisis center (il centro avanzato sul suicidio preadolescenziale creato dalla onlus Amico Charly) in collaborazione con il centro di riferimento dell’ospedale Fatebenefratelli e la Regione Lombardia. «La scuola è un luogo strategico, permette di individuare i segnali di rischio, fare formazione e prevenzione - riconosce Maria Grazia Zaniboni presidente dell’Amico Charly - Abbiamo creato un protocollo di crisi da diffondere anche a genitori e insegnanti». Il progetto che partirà in autunno nelle scuole lombarde è stato sottoposto all’attenzione del ministro Gelmini. «L’argomento è ancora tabù - rivela Massimo Clerici professore di psichiatria alla Bicocca - Non esistono statistiche ufficiali, quelle che vengono catalogate come “morti del sabato sera” spesso sono suicidi. Si decide di farla finita per un’infinità di motivi, pesano le malattie mentali ma anche le fragilità e la mancanza di attenzioni educative. La nostra società viaggia alla velocità della luce, propone alcuni stili di vita come l’uso di droghe e alcool che peggiorano il quadro». Gli esperti del Crisis center di via Guerzoni sono psichiatri, psicologi e pedagogisti, è loro il delicato compito di avvicinare i compagni di classe «dopo» che si è verificato un suicidio. La causa scatenante può essere un brutto voto, un fidanzamento rotto bruscamente o un episodio di bullismo. «Nel momento di dolore massimo entriamo in punta di piedi per prevenire le emulazioni fra compagni, insistiamo sulla centralità della vita, parlando di valori e prendendoci cura dei familiari» spiega Maria Grazia Zaniboni.
Sono 97 i giovani che hanno tentato di uccidersi e che si sono rivolti nell’ultimo anno al Fatebenefratelli. «È importante non banalizzare i gesti di autolesionismo, tipo i tagli sulle braccia o l’ingestione di farmaci, non considerarli una ragazzata - spiega Claudio Mencacci direttore del dipartimento di Neuroscienze dell’ospedale - Chi ha già commesso un gesto di questo tipo nel 60 per cento dei casi, nel giro di un anno e mezzo, lo ripete. E per noi la vera prevenzione è non abbandonare i tentati suicidi». Mencacci rivela che il suicidio è la terza causa di morte fra i giovani, dopo gli incidenti stradali e i tumori maligni ma che il dato Istat che attribuisce 141 suicidi in Italia (fra i 14 e i 24 anni) è sottostimato. «Oltre a quei numeri c’è una voce che mette insieme le cadute accidentali, le morti per avvelenamento e quella per disturbi psichici, insieme fanno 113 decessi». All’ospedale Bassini di Sesto San Giovanni - dove è in corso un progetto di prevenzione finanziato dalla Fondazione Cariplo - «almeno un ragazzo al mese, fra i 12 e i 15 anni, è ricoverato in pediatria per tentato suicidio». Lo conferma la psicoterapeuta Eugenia Pelanda dell’associazione Area G. «In un anno, dall’ottobre 2008 al settembre 2009 gli ingressi in pronto soccorso per “attacchi al corpo” sono stati 3.600». Protagonisti ragazzini sempre più giovani, responsabili di ripetuti incidenti in motorino, tagli alle vene o in altre parti del corpo per farsi del male, ripetute interruzioni di gravidanza (soprattutto le giovani immigrate) ma anche somatizzazioni come forti mal di pancia e svenimenti.

«Si è visto che chi commette gesti di autolesionismo è più soggetto col passare degli anni a tentativi di suicidio - conferma Pelanda - Cerchiamo di affrontare in modo tempestivo l’emergenza e di seguire nel tempo questi giovani e le loro famiglie».

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