Libano, la paralisi dell’economia è il nuovo obiettivo di Hezbollah

Da oggi scatta con i picchetti il blocco totale di ministeri e uffici pubblici

Ci mancavano solo sindacati, picchetti e blocco dei ministeri. Dopo cinque settimane d’assedio nel palazzo del Gran Serraglio il governo di Fouad Siniora deve fare i conti anche con le proteste dei lavoratori. Da oggi in Libano scenderanno in piazza pure loro, aggiungeranno nuove bandiere a quelle di Hezbollah e dei suoi alleati cristiani guidati dal generale Michel Aoun e bloccheranno, oltre al palazzo del governo, le principali sedi istituzionali.
La nuova ondata di dimostrazioni, guidata dalla principale confederazione sindacale del paese, punta a far piazza pulita delle riforme economiche presentate dal governo. Poco importa che quelle misure, messe a punto in vista della conferenza dei Paesi donatori convocata per il 25 di questo mese a Parigi, puntino ad ottenere la fiducia e l’aiuto economico della comunità internazionale. Per i sindacati le nuove riforme sono l’occasione per lanciare una nuova offensiva contro l’esecutivo e ridare linfa ad una protesta che sembrava inaridirsi. Dopo cinque settimane di «sit in» intorno al palazzo del governo e di totale paralisi dell’attività commerciale e turistica nel centro della capitale sono dunque pronti gli slogan della nuova rivolta. Prima si manifestava solo per ragioni politiche, accusando Fouad Siniora di non voler allargare la partecipazione di Hezbollah e dei suoi alleati nel governo. Ora il premier e i suoi ministri possono venir messi all’indice per aver tentato di innalzare il gettito fiscale alzando la percentuale dell’Iva. E i sindacati riscoprendosi paladini delle aziende, le prime ad esser toccate dal provvedimento, annunciano manifestazioni e picchettaggi di fronte agli uffici dell’Iva a partire da stamattina. L’occasione è chiaramente imperdibile per Hezbollah ed i suoi alleati che annunciano pieno ed indistinto appoggio ai dimostranti sindacali. «L’opposizione accoglie l’invito a partecipare alle manifestazioni e chiede a tutti i libanesi di aderirvi. Questa nuova dimostrazione sarà l’occasione – spiega l’ex ministro druso Talal Arsalan - per amplificare la protesta popolare estendendola a tutti i ministeri e a tutti gli uffici pubblici e per costringere il governo ad accettare tutte le nostre richieste».
Hezbollah ed i suoi alleati si preparano, insomma, ad approfittare della discesa in piazza dei sindacati per imprimere alla protesta la drastica svolta bloccata, lo scorso mese, dal vasto sostegno internazionale a Fouad Siniora. Preso in contropiede dalle pressioni esercitate da Arabia Saudita, Francia e Stati Uniti, Hezbollah non aveva potuto, a metà dicembre, concretizzare la minaccia di paralizzare il paese bloccando aeroporti e strade. L’intervento sindacale gli offre ora l’occasione di mimetizzare la propria azione sotto i paraventi dello scontento economico interno. Il sotterfugio consente anche di rendere meno evidente l’influenza di Siria ed Iran , i grandi protettori esterni decisi a trascinare al potere il Partito di Dio per bloccare il rischio di un processo internazionale sull’assassinio Hariri e a spezzare ogni legame con l’occidente e le nazioni arabe sunnite.


«Da oggi in poi la nostra protesta acquisterà un nuovo volto e colpirà tutti i ministeri e tutte le sedi istituzionali», ha annunciato il generale Michel Aoun. Il piano economico annunciato dal governo Siniora si basa su una serie di riforme del sistema di tassazione e su una serie di incentivi allo sviluppo.

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