Libano, vittoria di Pirro per i filo-siriani

Nello scontro elettorale fra cristiani la spunta per una manciata di voti il candidato dell’ex generale Michel Aoun, ma per gli alleati di Hezbollah, appoggiati da Damasco, è una vittoria di Pirro. Il 57% dei cristiani maroniti del distretto libanese del Metn, dove si è votato domenica, ha scelto Amin Gemayel, l’ex capo di Stato che con il suo partito, Kataeb, appoggia il governo filo occidentale di Fouad Siniora. Il candidato del Movimento patriottico di Aoun, Camille Khouri, ha vinto la sfida con soli 418 voti di differenza. Si trattava di elezioni suppletive per il seggio parlamentare lasciato vacante da Pierre Gemayel, il figlio di Amin, ucciso lo scorso novembre in un attentato.
«Semplicemente non possono battermi», ha commentato con un tono sprezzante Aoun. L’ex generale che combattè contro i siriani durante la guerra civile sosteneva che il 70% dei cristiani erano con lui. Nelle elezioni del 2005, quando non si era ancora alleato con Hezbollah, aveva in effetti raccolto una valanga di consensi. Confrontando i dati con il voto di ieri la marcia indietro è evidente. Gemayel ha infatti fatto subito notare che «il 57% dei maroniti del Metn hanno votato per me, a fronte di un 43% che ha votato contro». Quindi il leader del Kataeb ha riconquistato la maggioranza nel mondo cristiano maronita, che Aoun pensava di detenere grazie al suo carisma, nonostante la piroetta filo siriana.
Secondo la stampa di Beirut la differenza l’ha fatta la piccola comunità armena greco ortodossa, che avrebbe votato compatta per il candidato di Aoun. Una vittoria resa possibile da Michel al Murr, un politico tradizionalmente vicino a Damasco, leader incontrastato degli armeni concentrati in maggioranza nel fatidico distretto del Metn.
Per il leader druso Walid Jumblatt, alleato di Gemayel, le elezioni suppletive «hanno segnato una vittoria politica perché è crollato il mito di Aoun» come principale leader cristiano. Anche Saad Hariri, figlio dell'ex premier libanese Rafiq al-Hariri ucciso in un attentato, e leader del movimento politico sunnita al-Mustaqbal, ha cantato vittoria. Alleato di Gemayel nel governo ha spiegato che «la vittoria politica è stata netta». Infatti, nel voto suppletivo di un altro distretto, Mohammed Amin, il candidato sunnita, ha stravinto con l’85% dei voti.
Scontri e tafferugli sono scoppiati fra i cristiani fedeli ad Aoun e a Gemayel nel distretto del Metn, nonostante la presenza di ingenti forze antisommossa e blindati. Gli uni accusano gli altri di brogli, ma il vero problema è la sfida cruciale per la presidenza della repubblica. Il Parlamento, bloccato dalla protesta di Hezbollah, dovrà eleggere entro novembre un nuovo capo dello stato, cristiano maronita, come previsto dalla Costituzione.

Aoun punta alla carica da sempre ed era sicuro di farcela fino a quando controllava il 70% dell’elettorato maronita. Gemayel è il candidato filo governativo, ma non è un buon inizio la sconfitta, seppure risicata, nel voto di domenica, che riflette il pericoloso stallo della crisi politica libanese.

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