«Liberate Bella Ciao». Sulla petizione fioccano le firme di passanti, avvocati, uomini delle forze dell’ordine: tutta gente che da sempre bazzica corso di Porta Vittoria, e alla presenza di quell’omino che suonava la vecchia canzone partigiana, su uno sgabello davanti al Palazzo di giustizia, aveva fatto l’abitudine. In ciabatte sotto il solleone di luglio, o infagottato nel gelo dell’inverno, «Bella Ciao» (come i passanti lo avevano ribattezzato) era sempre lì, con la sua fisarmonica suonata in modo approssimativo, e in repertorio una sola canzone. Adesso lo hanno portato via, in quello che in gergo si chiama Tso, trattamento sanitario obbligatorio: ovvero, non essendoci più manicomi a disposizione, lo hanno rinchiuso al reparto psichiatrico del Fatebenefratelli. «A firmare il Tso - raccontano al banchetto dove si raccolgono le firme - è stata Lucia Castellano, l’assessore al Demanio, a nome del sindaco Pisapia».
Qualcuno, probabilmente, sarà contento: perché gli accordi di fisarmonica, ripetuti a oltranza da mattina a pomeriggio, davano ai nervi di più di un magistrato con le finestre affacciate sul corso. E forse più ancora degli accordi davano fastidio le esternazioni gridate a squarciagola dall’omino, contro l’uno o l’altro dei suoi bersagli: giornalisti, magistrati, politici, i protagonisti di un grande complotto politico, giudiziario e sessuale, da Scalfaro, alla Boccassini, a Violante. E poi giornalisti, generali dei carabinieri, pentiti di mafia, protagonisti di una Italia dei misteri, di antichi delitti passionali e di stragi di mafia dove tutto si incrociava e tutto si teneva, all’insegna di una rilettura del tutto personale della cronaca e della storia.
L’omino con la fiosarmonica non è uno stupido nè un ignorante. La sua parabola somiglia a quella di altri personaggi simili passati in questi anni dal palazzaccio, che da una causa giusta o sbagliata si incaponiscono, sconfitta dopo sconfitta, fino ad odiare tutto e tutti. Già in passato lo avevano spedito in un reparto psichiatrico, e ne è uscito devastato dai farmaci: «Scusate ma sono totalmente incapace di intendere e di volere, 100 per cento disabile mentale, condannato a vita... Cosa volete che vi dica...», scriveva in uno dei messaggi di posta elettronica che, come lettere in una bottiglia, lanciava ogni tanto nel mare di Internet.
Davanti al tribunale, non era chiaro se «Bella ciao» conducesse una sua personale protesta, lavorasse come artista di strada o se chiedesse l’elemosina. Probabilmente, tutte e tre le cose insieme. «Qualche giorno fa sono arrivati i vigili e l’hanno portato via», raccontano i suoi sostenitori. Erano, probabilmente, gli stessi vigili che qualche tempo fa gli avevano sequestrato la fisarmonica perché smettesse di turbare gli inquilini degli uffici prospicienti. Poi l’omino in qualche modo si era fatto ridare lo strumento, o se ne era procurato un altro.
Adesso il Comune ha deciso che l’innocua protesta di «Bella ciao» è roba da manicomio.
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