Libia nel caos, Gheddafi: "Inferno per i ribelli" Ora gli Usa e la Nato sono pronti a intervenire

La battaglia si sposta nella capitale: violenze dei miliziani sui civili (GUARDA IL VIDEO). Ieri il Colonnello è riapparso e ha arringato la folla dei suoi fedelissimi. (GUARDA IL VIDEO). La Nato: "Pronti per ogni eventualità". I media: Libia tra miliziani bambini e armi chimiche. Segui la cronaca in DIRETTA VIDEO

Libia nel caos, Gheddafi: "Inferno per i ribelli" 
Ora gli Usa e la Nato sono pronti a intervenire

Tripoli - La battaglia infuria. Strada per strada. Casa per casa. Anche Tripoli si è trasformata in un campo di battaglia. I ribelli, appoggiati da numerosi reparti dell'esercito che hanno scelto di disertare, cercano di riconquistare anche la capitale. Ma Muammar Gheddafi con i suoi fedelissimi e i miliziani stranieri tenta di tenere la posizione. Dopo le informazioni che lo davano assediato nel suo bunker il Colonnello rispunta anche per un discorso lampo in piazza Verde: "Sarà un inferno per quelli che sono contro di me".

La bozza dell'Onu La bozza di risoluzione contro la Libia, all’esame del Consiglion di Sicurezza Onu, prevede, tra l’altro, assimilazione delle violenze in corso ai "criminini contro l’umanità"; l’adozione di un embargo alla vendita di armi, il divieto di concedere visti a Muammar Gheddafi e al suo entourage e il congelamento dei beni e dei conti all’estero dei fedelissimi del leader libico. Il documento, che il Consiglio di Sicurezza sta esaminando, prevede anche la possibilità di denunciare la Libia alla Corte Penale Internazionale dell’Aja. 

Le sanzioni degli Usa Gli Stati Uniti hanno decsio di imporre sanzioni unilaterali e aderire alle eventuali misure multirateli in sede Onu. Lo ha reso noto il portavoce della Casa Bianca Jay Carney confermando anche la chiusura dell’ambasciata americana a Tripoli e che gli 007 Usa sono al lavoro per trovare le prove dei massacri in Libia.  La Nato continua a seguire la situazione in Libia e in stretto coordinamento con gli altri organismi internazionali ’continuerà a consultarsi allo scopo di prepararsi ad ogni eventualita«: è quanto ha dichiarato il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, al termine della riunione d’emergenza del Consiglio Atlantico dell’Alleanza. Per Rasmussen la seria situazione in Libia danneggia la sicurezza di migliaia di cittadini, inclusi quelli dei paesi della Nato.

Offensiva su Tripoli I leader della rivolta libica stanno inviando truppe per un’offensiva contro la capitale, mentre i residenti della capitale si preparano a tenere oggi la loro prima manifestazione di massa contro il regime. "Abbiamo un piano per far cadere Tripoli - ha detto al Wall Street Journal Tareq Saad Hussein, uno dei sette colonnelli che a Bengasi hanno preso il comando della rivolta, conquistando la seconda città del Paese - non ci fermeremo fino a quando non avremo liberato tutto il Paese".

Scontri nella capitale Manifestazione anti Gheddafi subito repressa dalla polizia alla fine della preghiera del venerdì nella moschea di piazza Algeria, nel centro di Tripoli, a pochi passi dalla Piazza Verde. Ma si sono sviluppate manifestazioni analoghe in tutte le moschee della città. E lorze dell’ordine libiche hanno sparato sui manifestanti in diversi quartieri della capitale. "Le forze dell’ordine hanno sparato su manifestanti in maniera indiscriminata. Ci sono dei morti nelle vie di Sug Al Jomaa" ha detto un abitante del quartiere. Testimoni in altri quartieri della periferia est di Tripoli, come Ben Ashur e Fachlum, hanno segnalato "fitte sparatorie su tutti coloro che sono per strada". Le forze di Gheddafi stanno sparando pesantemente sui civili, e le milizie pro-regime stanno facendo irruzioni nelle case uccidendo tutte le persone che trovano secondo la testimonianza di un giornalista in diretta telefonica sulla televisione araba al Jazeera. In molti quartieri di Tripoli l'esercito si è rifiutato di sparare contro i manifestanti ed è passato dalla loro parte. L’aeroporto internazionale di Mitiga è caduto nelle mani dei manifestanti dopo il passaggio con la rivolta del reparto dell'esercito che ne aveva il controllo.

I testimoni: "Una carneficina" È ormai in corso una vera e propria "carneficina" a Tripoli, come ha testimoniato un giornalista ad Al Jazeera, con le forze di sicurezza ancora fedeli al regime impegnate a sparare pesantemente sulla folla che manifesta. Sarebbero almeno cinque i morti e decine i feriti, ma potrebbero essere molti di più visto che le milizie pro-regime fanno ormai irruzione nella case per uccidere i civili. Poco prima i giornalisti stranieri sono stati portati via con la forza dai fedelissimi del governo per non documentare i massacri in corso. Ieri durante tutta la giornata c’è stato un massiccio scambio di messaggi con i cellulare per incitare tutti gli abitanti di Tripoli a scendere per strada a manifestare dopo la preghiera del venerdì, in quella che potrebbe essere la protesta finale per dare la spallata al regime.

Gheddafi in piazza Verde Il leader libico ha lasciato il suo bunker e si è fatto vedere in piazza Verde, da dove ha tenuto un discorso trasmesso dalla televisione di Stato libica. "I depositi di armi sono aperti per armare il popolo e assieme combatteremo, sconfiggeremo e uccideremo chi protesta. Chi non mi ama non merita la vita, sarà un inferno. Preparevi a difendere la Libia". Poi si è rivolto ai giovani: "Guardate, sono tra voi: ballate, cantate e siate felici". Quindi ai "nemici": "Abbiamo sconfitto gli invasori italiani e così sconfiggeremo ogni tentativo straniero contro di noi. Lotteremo, lotteremo fino a riconquistare ogni pezzo del territorio libico. Li sconfiggeremo come abbiamo sconfitto il colonialismo italiano. Guarda Europa, Guarda America, questo è il popolo libico, questo è il frutto della Rivoluzione. La Rivoluzione ha risuscitato Omar El Mukhtar, combatteremo per la terra di Libia".

La presa di Misurata Misurata è stata abbandonata dalle forze rimaste fedeli a Gheddafi ed è controllata dai rivoltosi, ma violenti combattimenti sono in corso vicino a una base aerea in prossimità della città e avrebbero fatto numerosi morti. Lo confermano alcuni testimoni, spiegando che la terza città della Libia "è stata liberata dai rivoluzionari del 17 febbraio", ha detto un residente locale alludendo alla data della "Giornata della collera" contro il regime libico. Se questa informazione fosse confermata, ciò significherebbe che le forze di opposizione a Gheddafi si stanno avvicinando a Tripoli dalla costa est. Secondo la fonte, combattimenti violenti hanno opposto i "mujaheddin al battaglione Hamza formato da circa 500 soldati dispiegati nella base aerea" situata a circa 4 chilometri dalla città. "Ci sono stati una trentina di martiri fra i nostri combattenti, ma i mujaheddin lanceranno un nuovo attacco contro la base. I giovani del movimento della rivoluzione del 17 febbraio hanno messo contenitori e sacchi di sabbia" come barriere per fortificare la città, secondo questo residente locale che simpatizza per l’opposizione. Violenti scontri hanno opposto in città negli ultimi giorni sostenitori del regime "appoggiati da mercenari africani" e manifestanti, secondo altri testimoni.

L'Onu si muove Congelamento dei beni, embargo alle forniture di armi, ricorso alla corte penale internazionale sui crimini di guerra: sono i tre punti principali di un progetto di risoluzione Onu sulla Libia che all’esame del Consiglio di Sicurezza. Il progetto, preparato da Usa, Francia, Gb, Germania, Portogallo, dovrà essere votato rapidamente, visto l’atteggiamento a prima vista aperto, di Russia e Cina, ambedue con diritto di veto. La bozza di risoluzione Onu sulla Libia preparata da un fronte di Paesi occidentali fa riferimento al "chapter 7" della carta delle Nazioni Unite, che prevede interventi per "restaurare la pace e la sicurezza internazionale". Lo hanno indicato fonti diplomatiche che hanno partecipato alla messa a punto della bozza, che verrà presentata a tutti i Paesi del Consiglio di Sicurezza alla riunione delle 15 a New York. Le fonti hanno detto che "è una risoluzione basata sul Chapter 7", cioè il documento più vincolante che i Quindici possono approvare. Il settimo capitolo della Carta Onu - richiamato anche durante i dibattiti alle Nazioni Unite prima dell’intervento in Iraq del 2003 - autorizza il Consiglio a "determinare l’esistenza di una minaccia, un attacco alla pace, o un atto di aggressione".

La Nato La Nato continua a seguire la situazione in Libia e in stretto coordinamento con gli altri organismi internazionali "continuerà a consultarsi allo scopo di prepararsi ad ogni eventualità": è quanto ha dichiarato il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, al termine della riunione d’emergenza del Consiglio Atlantico dell’Alleanza.

Sigonella "Sia gli Stati Uniti che la Gran Bretagna ci hanno chiesto di poter utilizzare la base di Sigonella per gli aerei che abbiano come solo obbiettivo l’evacuazione o scopi umanitari. E noi abbiamo dato la nostra autorizzazione, solo per questi scopi". Lo ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, spiegando di averne già parlato con il collega ministro della Difesa inglese Fox che, riferisce La Russa, si è detto "molto soddisfatto della nostra collaborazione". "In questo momento le maggiori preoccupazioni sono per gli italiani nella zona di Hamal, che ci hanno mandato segnali di difficoltà - ha aggiunto La Russa - Avrebbero pochi viveri e sarebbero stati anche derubati. Si tratta di più di 15 italiani, lavoratori". 

L'Ue valuta una "no-fly zone" Le nazioni Ue si stanno preparando per partecipare a un’operazione per creare una "no-fly zone" sulla Libia per impedire a Gheddafi di bombardare i manifestanti, nel caso l’Onu approvi una misura in tal senso. Lo ha reso noto una fonte diplomatica. I governi Ue stanno preparando "piani di contingenza" per chiudere lo spazio aereo libico, ma "l’Ue ha bisogno di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu in primo luogo".

Già rimpatriati 3.400 europei Dalla Libia sono stati rimpatrati finora già "3.400 cittadini europei e si ritiene che ce ne siano ancora 3.600, di cui il 20% hanno doppia nazionalità". Sono i dati forniti da una portavoce della Commissione europea, la quale ha ribadito che al momento "l’evacuazione è la nostra priorità e per ora non abbiamo informazioni di problemi particolari".

L'Ue toglie il visto a Gheddafi e gli congela i beni Al colonnello l’Unione europea toglierà il visto di ingresso in tutti i paesi della Ue e congelerà i beni detenuti sul territorio europeo. Le due misure fanno parte di un pacchetto di sanzioni già concordate tra i rappresentanti dei 27 che saranno pronte - riferiscono fonti diplomatiche - "in tempi molto rapidi, già agli inizi della prossima settimana".

Le sanzioni saranno estese anche ad altri membri della famiglia di Gheddafi e del suo regime. "Il criterio - spiegano i diplomatici - è che chi si è reso responsabile delle violenze e delle repressioni deve essere punito". 

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