L'illusione dell'immortalità

La sindrome da immortalità è poca conosciuta, ma molti ne soffrono. Si manifesta dopo i quarant'anni quando si diffonde la convinzione di avere davanti a se l'eternità, decenni di giovanilismo esasperato da poter vivere senza freni passando da una emozione all'altra. É un atteggiamento pericoloso porta a sottovalutare la forza negativa dei fattori di rischio legati allo stile di vita. L'ictus non è una patologia che colpisce solo i vecchi. La fascia di età che subisce il più ripido aumento (non solo ictus, ma anche infarto) è quella compresa fra i 45 e i 64 anni. Ogni anno in Italia 38mila donne e 25mila uomini sono vittime di insulti cardiovascolari, milioni di decessi in Europa. Stanno aumentando anche diabete e obesità, vere e proprie mine per le nostre arterie, capaci di moltiplicare la probabilità di ictus anche nei giovani, specie se associate ad uno stile di vita scorretto.
Da qui al 2030 una persona su cinque nei Paesi industrializzati rischia di essere colpita da ictus cerebrale. A determinarne l'aumento è l'allungarsi della vita , una conquista, ma una maggiore usura del sistema cardiovascolare.
Il nuovo Parlamento europeo,sensibilizzato dal Gruppo «parlamentari del cuore» preparerà un piano strategico per agire sull'area della prevenzione. «Non è mai troppo presto per cominciare a prendersi cura della propria salute», ricorda Lidia Rota Vender, presidente dell'Associazione per la lotta alla trombosi e alle malattie cardiovascolari (Alt), una onlus che dal 1987moltiplica le iniziative a difesa del cuore. Alt è legata all' European Heart Network, una un'alleanza, con sede a Bruxelles, di 31 Fondazioni e Associazioni europee impegnate nella prevenzione delle malattie cardio e cerebrovascolari. Svolge un ruolo di sensibilizzazione nei confronti del legislatore europeo. Infarto cardiaco, ictus cerebrale, embolia polmonare, trombosi venosa e arteriosa, hanno un'incidenza doppia rispetto ai tumori. Solo in Italia, ogni anno, queste malattie colpiscono 600 mila individui: 200 mila perdono la vita, altrettanti sopravvivono con gravi invalidità, i rimanenti recuperano le funzioni basilari con la riabilitazione. In 90 malati su 100 l'ictus lascia segni indelebili, a livello mentale e fisico; solo il 10% riconquista la salute piena. Alla base di gran parte di queste patologie c'è la trombosi, cioè la formazione in una arteria di un trombo (tappo) che impedisce il nutrimento dei tessuti non più irrorati. (ischemia). Già oggi, l'Ictus è uno dei primi quattro big killer in Europa e negli Stati Uniti. Riconoscere i segni premonitori dell'ictus è fondamentale per intervenire in tempo utile. Esiste una terapia, chiamata rTPA, se somministrata entro 4 -5 ore dall' esordio dei sintomi, può ridurre i danni organici. L 'rTPA ( attivatore del plasminogeno tissutale ) è la sola terapia approvata per la cura dell' ictus in acuto.
Sebbene la maggior parte degli ictus non sia preceduto da un attacco ischemico transitorio (Tia), un terzo dei pazienti che lo presentano va incontro a un ictus entro un anno. Spesso chiamati mini stroke questi segnali devono essere presi molto seriamente perché sono autentici campanelli d'allarme. I sintomi del TIA (perdita di coscienza, difficoltà nel linguaggio, nella visione e nell'equilibrio statico e dinamico, indebolimento della forza di un arto) si presentano in un tempo molto breve con apparente recupero delle funzioni. Il Tia può non lasciare segni evidenti di danno neurologico.

Anche l'organismo possiede agenti in grado di eliminare i coaguli che costituiscono i fatti embolici. Un corretto stile di vita è fondamentale. Dopo i 40 anni non vanno sottovalutati i campanelli d'allarme, non confidiamo nell'immortalità.

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