L'imam aveva bombe chimiche

Nella casa dell'imam di Perugia, arrestato con due assistenti con l'accusa di terrorismo, sono state trovate 61 sostanze chimiche pronte all'uso. In un dossier Sisde nuovi centri d'indottrinamento. Il vicecommissario Ue Frattini: schedatura delle moschee in Europa

L'imam aveva bombe chimiche

Perugia - Ora gli inquirenti vogliono mettere le mani sul quarto uomo, il braccio destro dell’imam, riuscito a sfuggire all'arresto perché da qualche settimana, pare sia rientrato in Marocco. L'uomo è Noureddine Oumaadane e si troverebbe proprio in Marocco. Il sospetto è che il gruppo, di stretta osservanza salafita, stesse preparando un attentato in patria. Lo stesso ministro Giuliano Amato, nel ricordare che le autorità marocchine, un paio di anni fa, avevano avvertito l'Italia della preparazione di un attentato a Bologna, a San Petronio, o a Milano in metropolitana, ha spiegato che, forse in questo caso, è stata l'Italia a restituire la cortesia. Nel frattempo sono stati indagati anche i due fratelli dell’imam e il predicatore della frazione di Pierantonio, nel comune di Umbertide. Il giorno dopo il blitz, i poliziotti della digos hanno tenuto un summit all’alba con il questore Arturo De Felice e hanno poi iniziato a catalogare il gran numero di materiale, di ogni tipo, sequestrato nella casa dell' imam Korchi El Mostafa, dei suoi due stretti collaboratori e dei venti indagati a piede libero, perché ritenuti i frequentatori più assidui dei corsi di proselitismo e di addestramento, che si sarebbero tenuti nella moschea di via Mastrodicasa. Sono i prodotti chimici, liquidi e solidi, trovati all'interno dell'abitazione dell' imam a suscitare le maggiori preoccupazioni e il maggiore interesse investigativo. Catalogati ben 61 diversi prodotti chimici che, secondo gli esperti, se miscelati insieme, potrebbero essere utilizzaticome «bombe sporche ». Per analizzare i prodotti nelle prossime ore, il pubblico ministero Sandro Cannevale della Dda, nominerà un consulente, probabilmente un esperto di chimica della Criminalpol. Restano poi da analizzare decine di sim card e numeri di telefoni cellulari finora sconosciuti agli investigatori, che sono stati sequestrati nel corso delle perquisizioni nell'ambito dell'operazione «Hammam» (è il nickname utilizzato dall'imam per operare sul web; «bagno turco» in arabo). Tra il materiale sequestrato nella casa dell'imam, nella moschea e nelle abitazioni dei venti indagati anche tantissimi compact disk e cd. Decine e decine, che ancoranon sono stati aperti dagli investigatori, ma solo messi in ordine. Sarà infatti la procura a doverne disporre la duplicazione per il successivo esame. Il personal computer che utilizzava nel centro islamico della frazione perugina è stato tenuto sotto stretto controllo telematico per mesi dalla polizia postale. È stata così registrata una costante connessione a siti dell’area della jihad. In particolare quelli contenti istruzioni per fabbricare ordigni esplosivi, armi chimiche e procedure di reclutamento di volontari mujiahiddin da destinare a Iraq, Afghanistan e Cecenia. Secondo gli investigatori l’imam partecipava anche a forum nei quali circolavano audio e video sulle tecniche di guerriglia urbana. Scaricati inoltre - in base alla ricostruzione accusatoria - manuali con le modalità per assemblare ordigni artigianali e compiere attentati arrivando a consultare su internet anche 20 mila documenti in una settimana. Nelle prossime ore il magistrato andrà nel carcere di Capanne dove si trovano i tre arrestati per interrogarli. Sabato pomeriggio gli uomini si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Intanto la moschea di via Mastrodicasa è rimasta aperta. Il questore non ha disposto la chiusura per dare la possibilità agli islamici di continuare a pregare. I fedeli intanto difendono il loro imam e all’unanimità sostengono che nei suoi sermoni non esisteva aggressività. Addirittura alcuni parlano di Kurdicome di un moderato. Non è escluso, anzi è probabile, che l'imam, svelasse le sue intenzioni e il suo pensiero solo dopo aver scelto i soggetti giusti, tra i frequentatori della moschea.

E che i corsi, teorici e pratici, di preparazione alla jihad, venissero dedicati a soggetti selezionati. D'altro canto la telecamera nascosta dagli inquirenti avrebbe filmato esercitazioni di scontri corpo a corpo inequivocabili.

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