Julian Lage si esibisce oggi a Cormòns, per il gran finale del festival Jazz & Wine For Peace. Ex bambino prodigio, oggi, a 34 anni, Lage è una stella del jazz mondiale. Tanti i chitarristi che hanno influenzato il suo percorso: da Jim Hall a Bill Frisell. «Sono davvero elettrizzato - dice Lage - all'idea di suonare a Cormòns in trio, con Jorge Roeder al basso, Eric Doob alla batteria, due dei miei musicisti preferiti. Recentemente è uscito l'album View with a Room, registrato insieme a Jorge Roeder al contrabbasso, con Dave King alla batteria, e con il grande Bill Frisell. A Cormòns eseguiamo questi brani, adattandoli alla formazione».
Finalmente in Italia...
«È un onore suonare in questo contesto. In Italia avete un'incredibile cultura che ruota intorno al jazz. L'Italia è una casa per il jazz, come New York e Chicago. Tanti musicisti che si sono affermati a livello internazionale sono italiani e il vostro Paese supporta tanti artisti stranieri. Un luogo fertile per creare, dove c'è cultura musicale e una comunità intorno alla musica».
Come scrive musica?
«Il mio processo di composizione dipende da molti fattori, dal progetto musicale, dal tipo di brano. Generalmente inizio a comporre con la chitarra, e solo in una fase successiva prendo carta e penna e inizio a scrivere, e in questo processo costruisco tutta l'architettura del brano, creo una costellazione di idee che poi metto insieme in una varietà di idee, in altre parole è un modo molto tradizionale di comporre».
Come dosa l'improvvisazione nei vari brani?
«Mi considero un chitarrista improvvisatore, improvvisare è il mio modo di intendere la musica, è un insieme di cose come generare idee per la composizione, e anche concentrarmi sulla parte centrale, l'idea più rilevante del brano. In altre parole mi piace molto scrivere brani che incoraggino la composizione e la flessibilità con la musica in uno spettro ampio».
Che emozioni prova o a cosa pensa quando si lascia andare all'improvvisazione?
«È una domanda difficile. Difficile rispondere in modo univoco. Improvvisando provo diverse sensazioni ed emozioni. Ascoltare gli altri, per esempio, che è un'emozione importante di per sé, ma certo ascoltare è il centro di tutta l'improvvisazione».
Ascolta rock?
«Certo! Amo la musica rock, come amo tutta la musica».
Ha suonato con maestri come Frisell e Zorn. Cosa si impara da mostri sacri come loro?
«Sia Zorn che Frisell sono maestri assoluti sia come musicisti esecutori, sia come compositori che come artisti concettuali. Ma per me anche come persone e come insegnanti.
Entrambi, sia John che Bill, sono una specie di luci guida anche per capire cosa significa essere me stesso, esempi di come coltivare un modo di vivere anche artistico, in un senso di comunità, di connessione con la comunità, che è una cosa meravigliosa».
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