L'inchiesta ora si allarga. Tremano altri 30 giornali

Un'indagine prova che 300 cronisti si sono rivolti agli investigatori per 4mila volte. Murdoch avvertì il direttore del Daily Mail: "Non saremo le uniche pecore in giro"

L'inchiesta ora si allarga. Tremano altri 30 giornali

«Non saremo le uniche pecore nere in giro». Aveva fiutato aria di bufera Rupert Murdoch. E con queste parole, prima che lo scandalo delle intercettazioni travolgesse il suo impero, aveva avvertito uno degli uomini più potenti di Fleet Street, il direttore del Daily Mail Paul Dacre. Murdoch era convinto di poter provare che News of the World non fosse il solo giornale britannico a usare metodi spregiudicati o addirittura illegali. Una certezza che aveva portato Rebekah Brooks a dire: lo scandalo «finirà con Alan Rusbridger (il direttore del Guardian) in ginocchio a chiedere perdono». Il fango che il giornale nemico stava buttando su casa Murdoch avrebbe insomma potuto sommergere molte altre testate. Per questo «la rossa» aveva chiesto ai suoi giornalisti - parola di ex dipendenti di News International - di mettersi in moto per trovare le prove che le intercettazioni illegali non erano solo roba da News of the World. Ora che «la perfida» è libera dietro pagamento di cauzione e la politica non teme più l’impero del magnate, ad andare in soccorso dello «Squalo» e della sua pupilla ci pensa Scotland Yard. L’inchiesta sulle intercettazioni si allarga ad altri giornali. E il fango potrebbe travolgere tabloid altrettanto noti e di successo: il Daily Mail minacciato da Rupert, il Sunday Mail, il Daily Mirror e il Sunday People. La polizia non solo ha messo sul caso altri 15 agenti (passati da 45 a 60) ma ha anche chiesto (la domanda risale a tre mesi fa) di acquisire i documenti di un’inchiesta svolta nel 2003 dal British Information Commissioner (l’organismo pubblico che tutela il diritto d’informazione). L’indagine - denominata «Operation Motorman» - rischia di scatenare un putiferio a scoppio ritardato, perché dimostra che 300 giornalisti, appartenenti a 31 testate diverse, si sono rivolti in quattromila occasioni al lavoro di investigatori privati per ottenere informazioni confidenziali, in gran parte carpite illegalmente. E Il News of the World non sarebbe fra quelli più attivi, ma solo al quinto posto. Di mezzo ci sarebbe la privacy violata di dodicimila persone. Tutto quello che Murdoch e Rebekah avrebbero voluto dai loro giornalisti per dimostrare che News of the World non è la sola pecora nera a Londra e dintorni.
D’altra parte è molto probabile che Glenn Mulcaire, l’investigatore privato finito in carcere nel 2007 per le intrusioni telefoniche alla Casa reale, abbia venduto le informazioni in suo possesso a più testate, nonostante avesse un’esclusiva con il domenicale di Murdoch. Un sospetto confermato dallo stesso premier David Cameron, che nel suo discorso in Parlamento ha avvertito: è arrivato il momento di andare a fondo in questa vicenda perché sarebbe ingenuo pensare che gli abusi sono legati solamente all’impero Murdoch.


Ora l’incubo di Fleet Street potrebbero essere di nuovo le sue prede preferite: Hugh Grant e Jude Law, pronti a mettere sotto accusa altri giornali. Lo scandalo si allarga. E stavolta Murdoch potrebbe non sbattere i pugni.

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