Linea dura di Israele con l’Anp ma l’Europa apre già le porte

Crepe tra i Paesi della Ue: Spagna e Irlanda pronte a dialogare con il governo Hamas, nonostante la Germania inviti alla cautela

«Con quel governo non si può collaborare». Il pollice verso di del premier israeliano Ehud Olmert e dei suoi ministri arriva all’apertura della riunione domenicale dell’esecutivo, 24 ore dopo il giuramento del nuovo governo di unità nazionale palestinese davanti al presidente Abu Mazen. Il boicottaggio nei confronti della dirigenza estremista palestinese è dunque confermato vista l’assenza nelle dichiarazioni programmatiche di qualsiasi accenno al riconoscimento d’Israele, alla rinuncia alla violenza e alla piena ratifica degli accordi di pace pregressi.
«È un esecutivo che non accetta le condizioni della comunità internazionale e considera il terrore un legittimo obbiettivo», afferma Olmert ricordando il mancato rispetto dei tre princìpi cardine enunciati dal Quartetto diplomatico (Onu, Russia, Ue e Usa) e l’ambiguo discorso con cui il premier di Hamas, Ismail Hanyeh, si è impegnato a «continuare la resistenza con tutti i mezzi».
Dopo aver escluso qualsiasi contatto con qualsiasi ministro del nuovo esecutivo, indipendentemente dalla sua affiliazione con Hamas, Fatah o altri gruppi minori, Olmert ribadisce l’impegno a mantenere contatti di carattere umanitario con il presidente Abu Mazen per impedire un ulteriore degrado delle condizioni di vita della popolazione palestinese. Subito dopo il premier israeliano si appella alla comunità internazionale chiedendole posizioni in linea con quelle israeliane nel rispetto di quanto enunciato dal Quartetto. «Ci aspettiamo che la comunità internazionale non si faccia fuorviare e rimanga fedele - invoca Olmert - alle sue posizioni davanti a un governo che rifiuta i princìpi del Quartetto».
Ma Olmert sa bene che il muro del boicottaggio internazionale - faticosamente tenuto in piedi durante il governo monocolore di Hamas – è pronto a franare. I primi distinguo serpeggiano persino tra le fila del fedele alleato americano. Il Dipartimento di Stato, pur condannando gli impliciti riferimenti alla violenza contenuti nel discorso di Hanyeh e riconoscendo il mancato rispetto dei princìpi del Quartetto, ha deciso di intrattenere rapporti con i ministri palestinesi non legati ad Hamas.
In Europa il traballante muro del boicottaggio è solcato da brecce ben più pesanti. Irlanda e Spagna si preparano a chiedere la piena normalizzazione senza precondizioni nei rapporti con l’Autorità nazionale palestinese. L’unica posizione rigorosa dietro a quella di Londra, allineata come sempre con Washington, è quella della presidenza tedesca dell’Ue. Pur segnalando la disponibilità dell’Unione Europea a riprendere l’assistenza finanziaria all’Anp, la Germania sottolinea che «l’Unione esaminerà attentamente la piattaforma e l’azione politica del nuovo governo e dei suoi ministri». Ma si tratta di un esame pur sempre politico che potrebbe non reggere al voto dei Paesi membri.
Anche la sopravvivenza del nuovo governo palestinese non si presenta facile. La nomina di Mohammad Dahlan alla guida del Consiglio di sicurezza nazionale palestinese, che Mazen ha deciso di ricostituire, rischia di riaccendere gli scontri fra le milizie di Hamas e quelle di Fatah. Considerato il nemico numero uno di Hamas a Gaza, Dahlan, l’uomo forte di Fatah, aveva già preteso lo scioglimento della Forza esecutiva, l’organismo di sicurezza forte di qualche migliaio di armati istituito dal ministero dell’Interno a guida fondamentalista.


Dahlan, molto vicino agli Stati Uniti, potrebbe riprovarci per ribadire la sua posizione di forza nei confronti della corrente di Fatah, fedele a Marwan Barghouti (il leader palestinese detenuto in Israele), che punta ad una maggior sintonia con Hamas.

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