L'influencer che "curava" il cancro a colpi di frullati

"Apple Cider Vinegar" si ispira alla truffa organizzata da Belle Gibson che ha ingannato migliaia di persone

L'influencer che "curava" il cancro a colpi di frullati
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Le truffatrici sono soggetti perfetti per le serie televisive, basti pensare al successo di Inventing Anna, la serie dedicata alle discutibili attività di Anna Sorokin. Ora su Netflix c'è la miniserie Apple Cider Vinegar, liberamente tratta dai disastri provocati da Belle Gibson, influencer australiana che ha costruito un impero del benessere da milioni di dollari fingendo di aver curato il suo cancro terminale con metodi naturali.

Alla base della narrazione, con tutti gli accorgimenti necessari per evitare un eccesso di guai legali, c'è il libro The Woman Who Fooled the World scritto da Beau Donelly e Nick Toscano, i due giornalisti che, per primi, hanno smascherato Gibson. In sei episodi, la serie riassume l'ascesa e la caduta della Gibson (interpretata da Kaitlyn Dever), in una storia da brividi. Tra il 2013 e il 2015, agli albori di Instagram, questa truffatrice riuscì a far credere a una nutrita community di essere guarita da un tumore al cervello grazie a una dieta equilibrata e a espedienti naturali. Per giunta sostenendo che il cancro le sarebbe stato provocato da un vaccino. La trama dà largo spazio anche al personaggio di Lucy, una donna che combatte contro un tumore affascinata dalle bufale social di Belle e al personaggio di Milla. Una ragazza che lancerà, a sua volta, una piattaforma simile a quella promossa da Gibson, anche lei convinta che si possa curare il cancro bevendo frullati energetici e mangiando sano. Il personaggio ricalca la storia di Jessica Ainscough, anche lei wellness influencer negli stessi anni di Gibson, poi morta di cancro nel 2015. Non è stata la sola vittima di questi consigli. Sul tutto si innestò poi un meccanismo economico folle: Gibson ha raccolto un quantitativo enorme di fondi, promettendo ai fan di devolverli ad associazioni benefiche per i malati di tumore. Soldi ovviamente mai arrivati alle charity, fermandosi nelle tasche dell'influencer.

Poi la verità è faticosamente venuta a galla e la sanissima Gibson è stata smascherata, la sua app cancellata dagli store e i suoi profili social eliminati. Condannata a pagare 400mila dollari, oggi Gibson vive, libera, a Melbourne. Vedere la potenza dell'inganno social in questa fiction può essere davvero educativo.

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