L'ingrata Stefania Craxi ha scaricato Berlusconi

La Craxi dimentica l’accanimento giudiziario e mostra di dare credito alle accuse contro il Cav

L'ingrata Stefania Craxi 
ha scaricato Berlusconi

«Silvio Berlusconi deve passare la mano». A sostenerlo - sul numero di «A» in edicola domani - Stefania Craxi, deputata Pdl e sottosegretario agli Esteri. «È ora di aprire una stagione nuova, con idee e uomini nuovi. Perché, direbbe mio padre, “non era questa l’Italia che sognavo; derisa all’esterno e miserabile al suo interno”». La figlia dell’ex premier socialista non boccia il Cavaliere solo sul piano politico, ma anche personale: «Silvio deve uscire di scena nel modo giusto, non può essere travolto dal ridicolo. Deve smetterla di raccontare queste barzellette oscene: non gli fanno onore e non fanno ridere». Infine, l’affondo sulle feste ad Arcore: «La magistratura deve perseguire il reato e non moralizzare la società. Ma quello che è successo non è stato un spettacolo bello».

Risulta che il presidente della Repubblica si sia mai in­dignato per gli insulti (le offe­se) pubbliche, gli sputi, le scritte sui muri, le contume­lie in Parlamento, le aggres­sioni anche fisiche nei con­fronti di una istituzione co­me la presidenza del Consi­glio, nella persona del presi­dente, e di esponenti del suo governo e della sua maggio­ranza, con un pubblico mes­saggio diramato a tutti i gior­nali, le televisioni e le agen­zie di stampa? Risulta? No, non risulta. E risulta che ab­bia stigmatizzato, redargui­to, richiamato alla loro re­sponsabilità e ai loro doveri i magistrati della procura di Milano che hanno consenti­to la diffusione di intercetta­zioni, di conversazioni di un parlamentare che è anche presidente del Consiglio, vio­lando l’articolo 68 della Costi­tuzione? E quindi non rispet­tando i più elementari doveri della loro funzione? No, non risulta. Risulta che abbia tute­lato un potere dello Stato da una aggressione che, ben ol­tre i confini della responsabi­lità penale, i magistrati han­no portato all’estremo della più violenta diffamazione violando la privacy di perso­ne non indagate con un insi­nuante e negativo giudizio morale? È lecito che la magi­stratura determini un clima palesemente denigratorio compiacendosi di mostrare e rivelare comportamenti pri­vati all’opinione pubblica? Non è apparsa esagerata e pretestuosa la trasformazio­ne di una telefonata in «con­cussione » e di cene in orge? Lo sputtanamento di Berlu­sconi è arrivato a limiti pre­meditati. E invece solenne è stata la deplorazione, enor­me lo sdegno e irrinunciabile l’indignazione per un manife­sto da tutti giudicato orribile, in cui si accostavano le Briga­te rosse ai magistrati di Mila­no. Immediato messaggio del capo dello Stato, solida­rietà incondizionata ai magi­strati. Peccato che Napolita­no abbia trascurato di ricor­dare che il responsabile del­l’ignobile documento era un uomo politico, il sindaco di Turbigo, già arrestato ingiu­stamente, tenuto in carcere per quasi cinquanta giorni e poi riconosciuto innocente. Chiunque abbia stabilito quell’iniqua detenzione ha di fatto esercitato un’azione indebita, nella sostanza equi­valente a un sequestro di per­sona, tipico del tribunale del popolo istituito dalle Brigate rosse. Roberto Lassini, presi­dente della associazione che ha diffuso il manifesto, è sta­to vittima di una grave ingiu­stizia che non ha determina­to nessuna indignazione e nessuna reazione di Napoli­tano. Mi pare che un arresto sbagliato sia più grave di un manifesto e mi pare che l’in­sensatezza di accuse di con­cussione e prostituzione mi­norile nei confronti del presi­dente del Consiglio sia così evidente da apparire prete­stuosa e mossa da altre an­che eversive finalità. Ne ab­biamo una prova nelle paro­le di Alberto Asor Rosa che in­neggiano a un colpo di Stato militare di fronte alla gravissi­ma emergenza dei reati di te­lefonate e di cene. E, ancor più incredibile, la presa di po­sizione di Stefania Craxi, sot­tosegretario agli Esteri che, ri­muovendo la memoria del­l’accanimento (non privo di fondamento) giudiziario nei confronti del padre, mostra di dar credito alle accuse del­la procura a Berlusconi, non apprezzandone la maliziosa natura diffamatoria. Così do­po aver mostrato la sua indi­gnazione per le barzellette del premier dichiara, credu­la, e senza porsi domande sul­la natura dell’inchiesta: «La magistratura deve persegui­re il reato e non moralizzare la società. Ma tutto quello che è successo non è stato uno spettacolo bello». Stefa­nia Craxi dimentica che lo spettacolo non è stato voluto da Berlusconi ma realizzato, a suo danno, senza alcuna uti­lità se non di contrapposizio­ne politica, dalla Boccassini e dai magistrati tutelati da Na­politano. Di quello spettaco­lo Berlusconi avrebbe fatto volentieri a meno. L’esalta­zione di Veronica Lario inna­m­orata prescinde dalla consi­derazione che fu proprio la moglie a scrivere la sceneg­giatura di quello che i magi­strati avrebbero oscenamen­te rivelato. Nessuna indigna­zione di Napolitano e, ora, la sorprendente censura di Ste­fania Craxi che applica alla in­significante storia dei piace­re privati del presidente del Consiglio quel giudizio mora­­listico che rimprovera ai ma­gistrati. Questa inutile vicen­da di Ruby, Minetti, Mora e Fede è completamente priva di senso ma costituisce la più clamorosa e cinica manifesta­zione della macchina del fan­go che Roberto Saviano, abil­mente denuncia in funzione contro di lui. In realtà come dimostrano le incredibili rea­zioni di Stefania Craxi la «macchina del fango» ha otte­nuto grandi risultati crimina­lizzando, per i suoi comporta­menti privati, il presidente del Consiglio.

Nell’assoluto silenzio di Napolitano preoc­cupatissimo per il pericolo contro la Costituzione, con­tro la democrazia, contro la magistratura costituito da Ro­berto Lassini e il suo provoca­torio manifesto. Nessun pro­blema per i processi inutili, sbagliati, infamanti. Grande preoccupazione per lo sfogo di una vittima su rossi manife­sti.  

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