L'Italia rafforza le difese contro gli hacker

Volpi (Fdi): "Paese pronto, ma minacce informatiche in evoluzione. Formare i giovani"

L'Italia rafforza le difese contro gli hacker
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La sicurezza informatica rappresenta una delle principali sfide per l'Italia e per l'intero contesto internazionale. Gli attacchi hacker, sempre più sofisticati e mirati, non mettono a rischio solo la sicurezza nazionale, ma anche quella dei singoli cittadini, con conseguenze economiche spesso devastanti. Questo il tema centrale del Cnpr Forum Competitività e tecnologia: il difficile equilibrio tra progresso e sicurezza, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.

Il deputato di Fratelli d'Italia Andrea Volpi ha sottolineato che gli esperti prevedono un aumento degli attacchi informatici nei settori della sanità, dei trasporti e dell'energia già a partire dal 2025. «Alcuni Stati tendono a destabilizzare i Paesi avversari attraverso attacchi mirati ai servizi essenziali. Sebbene l'Italia sia pronta a difendersi - ha sottolineato -, è necessario adeguarsi costantemente all'evoluzione delle minacce. La vera sfida è l'aggiornamento del sistema formativo, affinché i giovani siano preparati ad affrontare il cambiamento tecnologico. Il governo ha già avviato iniziative legislative per introdurre nei programmi scolastici materie scientifiche e tecnologiche indispensabili per il futuro del settore».

Pino Bicchielli (Noi Moderati) ha posto l'accento sulla crescente frequenza degli attacchi cyber e sulla necessità di un approccio più strutturato. «Abbiamo in casa casseforti per proteggere oggetti di valore, ma spesso trascuriamo la sicurezza dei nostri dispositivi digitali, che contengono informazioni estremamente sensibili. Il fattore umano è cruciale: tre attacchi su quattro avvengono a causa di errori umani. Il Pnrr - ha evidenziato - ha stanziato fondi significativi per la cybersecurity, ma è indispensabile promuovere una conoscenza diffusa delle competenze digitali. Come Commissione Difesa, abbiamo condotto un'indagine ascoltando i principali attori del settore, e tutti concordano sul fatto che istruzione e formazione siano i pilastri di una corretta strategia di difesa informatica».

Matteo Mauri (Pd), vicepresidente della Commissione Affari costituzionali, ha sostenuto la necessità di un maggiore sostegno agli Enti locali e ai privati per rafforzare le proprie difese informatiche. «Alcuni attacchi sono in grado di bloccare e condizionare le grandi realtà pubbliche, come dimostrano i recenti attacchi alle Asl e ad altre strutture della Pubblica Amministrazione. In alcuni casi - ha affermato -, questi attacchi potrebbero addirittura fermare impianti di produzione energetica. È fondamentale una risposta di sistema, sia a livello nazionale che europeo, per garantire una protezione adeguata. Tuttavia, negli ultimi provvedimenti governativi si è investito poco in questa direzione».

Critica anche la posizione di Emma Pavanelli (M5S), che ritiene insufficiente l'attuale impegno istituzionale. «Dobbiamo fare di più in tema di cybersicurezza, sia a livello nazionale che locale. Le Università - ha rimarcato - stanno già sviluppando nuovi corsi e master dedicati alla cybersicurezza, ma occorre intervenire prima, nei licei e negli istituti tecnici avanzati, per formare figure professionali specializzate.

Inoltre, le aziende pubbliche e private devono investire di più nella protezione dei dati sensibili. Il programma Transizione 5.0, che prevede sei miliardi di euro di fondi per il digitale, è bloccato a causa della burocrazia, impedendo alle imprese di accedere alle risorse necessarie».

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