"You'll never walk alone": uno tra i più famosi inni del calcio, intonato dai tifosi del Liverpool, significa letteralmente "Voi non camminerete mai da soli". Altrochè: con 771 milioni di tifosi sparsi nel mondo e 297 fan club in ogni continente, il Liverpool Football Club è di gran lunga la squadra di calcio più amata sul pianeta. Superiore a Real Madrid e Milan, le due società che vantano più trofei vinti in giro per il mondo.
Praticamente, una persona su 10 tifa per i "Reds". A sostenerlo è un lungo reportage, uscito appena due giorni prima delle elezioni in Gran Bretagna, sul magazine di approfondimento de "l'Equipe", Explore, che punta i fari sull'anima laburista dello storico club inglese, campione d'Europa in carica e primo in classifica nell'attuale campionato di Premier League che non vince da 30 anni, dal lontano 1990.
Il magazine prende le mosse da un'intervista rilasciata al quotidiano spagnono El Paìs dal Presidente, Peter Moore, che nello scorso mese di ottobre aveva dichiarato in maniera netta e perentoria che "il successo del Liverpool si basa sul socialismo". Convinzione, affermano all'Equipe, che potrebbe essere solo il prosieguo della linea data al club dal suo storico allenatore Bill Shankly, seduto sulla panchina dei Reds dal 1959 al 1974 ed ancora oggi venerato in città a quasi trent'anni dalla sua morte nel 1981. Scozzese e socialista, Shankly amava ripetere una frase che oggi è scritta sui muri della città, fino allo stadio di Anfield: "Il socialismo in cui credo è quello in cui ciascuno lavora per ottenere lo stesso obiettivo ed in cui ciascuno condivide il successo, se viene raggiunto: è così che vedo il calcio, è così che vedo la vita".
Per comprendere l'impronta che ha lasciato, il Presidente Moore ed il suo staff a volte si domandano cosa avrebbe fatto Shankly in una determinata situazione. Queste osservazioni, però, non sono sempre state ben accolte a Liverpool, dove alcuni sostenitori credono che i loro leader a volte sembrino più interessati alla ricerca di profitti rispetto ai nobili ideali che sostengono.
Un sociologo brittanico, Peter Millward, sostiene che "il fatto Shankly avesse credenze socialiste rende possibile valutare un'identità un po' idealizzata del club, che può essere utilizzata dal punto di vista del marketing. Un po' come il Barcellona, che ha costruito la sua immagine affermando che è "mes que un club", più di un club".
È così che, durante una settimana decisiva sia per il Liverpool, che ha saputo preservare il suo futuro europeo vincendo martedì sera in Champions League a Salisburgo, sia per l'intero Paese che eleggerà un nuovo parlamento con lo sfondo del fastidioso problema della Brexit, l'identità politica e sociale del Liverpool FC non ha mai suscitato, a livello locale, così tante domande.
Tra pochi giorni ci sarà un appuntamento con la storia: il Mondiale per Club in Qatar.
Ansioso di essere fedele ai valori che afferma, il Liverpool ha rifiutato di rimanere in un palazzo incastonato su un'isola artificiale dove i dipendenti sono sottopagati. Allo stesso tempo, questa mossa verso l'Emirato sarà anche un'opportunità per attrarre nuovi partner commerciali ed ampliare ulteriormente la cerchia dei suoi fan.
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