Londra infuriata col principe: mette bocca sulle leggi

Da anni fa l’ambientalista e ripete che il suo compito è «salvare il mondo» - tempo massimo 96 mesi, cioè otto anni, disse nel 2009 -. Eppure sembra che finora il principe Carlo d’Inghilterra di compito ne abbia assolto molto bene un altro: salvare gli interessi privati, i suoi. Mentre alla Bbc si preparano all’annuncio della morte di Elisabetta II - la sovrana, 85 anni, è ancora in ottima forma ma la tv pubblica vuole evitare la gaffe che nel 2002 portò il conduttore Peter Sissons a riferire del trapasso della regina madre in cravatta bordeaux, oltraggio! - il primogenito di Sua Maestà continua a dimostrarsi quello che gli inglesi chiamerebbero una «liability», il tallone d’Achille della monarchia. Nella lunga attesa al trono, dopo aver stabilito il record di principe di Galles non ancora incoronato re alla vigilia dei 63 anni (è il più «longevo» erede in attesa), il Windsor meno amato della dinastia è stato smascherato dai cani da guardia dell’antimonarchico Guardian. Il quotidiano ha scoperto infatti che dal 2005 a oggi almeno sei ministeri hanno dato al principe la possibilità di porre il veto su una dozzina di progetti di legge. Una consuetudine costituzionale del tutto legittima, facevano sapere ieri da Downing Street, citando l’Erskine May, la «bibbia» della prassi costituzionale British, riferimento indispensabile in un Paese privo di Costituzione scritta. Ma la pratica era finora sconosciuta ai sudditi di Sua Maestà e salta agli occhi come l’ennesimo privilegio della Casa reale, un’intrusione a gamba tesa negli affari di governo, per di più con l’esplicito intento di difendere gli interessi dell’erede al trono.
In base alla prassi, il consenso del principe Carlo è richiesto per materie che «riguardano gli interessi del Principato del Galles, la Contea di Chester e in particolare il Ducato di Cornovaglia», la proprietà da 700 milioni di sterline che lo scorso anno ha regalato a Charles un profitto di 18 milioni di sterline. Eppure il principe ha espresso il suo parere sugli argomenti più disparati, dalle Olimpiadi del 2012 al gioco d’azzardo, dalle norme per la rimozione dei relitti di naufragi, all’accesso alle coste, fino ai progetti energetici e di pianificazione urbanistica.


Impossibile sapere se e in che modo Carlo sia intervenuto nella legislazione, ma la domanda inevitabile che ieri infervorava i repubblicani inglesi e contagiava anche i simpatizzanti della monarchia è la seguente: chi governa davvero a Londra?
Qualche anno fa, il «nemico» Guardian aveva già svelato un’attività di lobbying del principe - che oltre al pallino dell’ambiente ha quello dell’architettura - in grado di modificare le scelte urbanistiche nella città di Londra, compresa la bocciatura, tramite la sua «Foundation for the Built Environment», di lavori prestigiosi, come quelli dell’architetto Richard Rogers, perché considerati avveniristici rispetto allo stile tradizionale preferito da Carlo. Ora la scoperta di un intervento persino più invadente sulla politica. Dio salvi gli inglesi dal loro futuro re.

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