L'uscita di Napolitano: "Non siamo in guerra" La Lega chiede dibattito

Il presidente della Repubblica: "Non siamo entrati in guerra. Siamo impegnati in un operazione autorizzata dal Consiglio di sicurezza dell’Onu". Intanto la Lega chiede una discussione in parlamento sulla vicenda libica

L'uscita di Napolitano:  
"Non siamo in guerra" 
La Lega chiede dibattito

Roma - La guerra in Libia mette in fibrillazione la politica italiana. La Lega, com'è noto, fin da subito ha manifestato molte perplessità sull'intervento militare, suggerendo al governo di imitare la linea della Germania (astensione). Ma dal vertice di Parigi la linea del nostro Paese è stata quella del sostegno all'iniziativa della "coalizione dei volenterosi", contro il regime di Gheddafi. Oggi il ministro La Russa ha fatto sapere che oltre alle basi l'Italia ha messo a disposizione otto aerei. Dunque siamo in guerra, a tutti gli effetti. Ma il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dice di no: "Non siamo entrati in guerra. Siamo impegnati in un operazione autorizzata dal Consiglio di sicurezza dell’Onu". Il Capo dello Stato lo ha detto a Milano, raggiungendo il Museo del Risorgimento.

La Lega chiede dibattito parlamentare "La posizione della Lega è quella indicata da Roberto Calderoli in Consiglio dei ministri. Sulla vicenda libica chiediamo che si svolga una discussione in parlamento". È quanto sottolinea Stefano Stefani, presidente della commissione Esteri della Camera, rispondendo sulla situazione politica legata alla crisi libica.

I Responsabili vicini al Carroccio "Le preoccupazioni di Bossi - ha dichiarato in una nota Luciano Sardelli, capogruppo dei Responsabili alla Camera - non sono prive di fondamento. Innanzitutto - ha aggiunto - un invito alla collegialità: ci sia un passaggio in parlamento e meno dichiarazioni di singoli ministri; meno falchi e più colombe. Poi, se la posizione dell’Italia rimane quella di oggi, è necessario attrezzarsi per un pattugliamento delle coste a maglia strettissima. Non va sottovalutato - ha detto ancora Sardelli - il rischio reale e concreto di attentati ai danni del nostro Paese anche in virtù della vicinanza dell’Italia alla Libia. Dobbiamo essere molto severi e impedire ai profughi di attraccare lungo le nostre coste. Il pericolo e il rischio per la sicurezza sono fattori troppo gravi per non farci i conti: fino alla fine del conflitto, va bloccato - ha concluso - l’esodo dei migranti".

Bersani: governo parli con voce unica "Sarebbe meglio che i diversi ministri stessero zitti e il governo parlasse con voce univoca e venisse nelle commissioni competenti a definire meglio il nostro profilo in questa vicenda". È quanto ha affermato il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, intervistato da RaiNews24. Bersani ha sottolineato che l’intervento è "necessario e legale. Necessario -ha precisato- per impedire un massacro dei civili e legale perchè avviene in seguito alle deliberazioni dell’Onu e dell’accordo Ue-Lega araba".

Frattini: risponderemo Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha lanciato un appello all’unità nazionale a sostegno dell’intervento militare contro la Libia: "Non dividiamoci, facciamo vedere che l'Italia è veramente unita in questo momento", ha dichiarato in collegamento telefonico con Domenica Cinque.

"Noi - ha spiegato - abbiamo deciso di aderire alla coalizione internazionale con un forte consenso che ci arriva dal Capo dello Stato, da una maggioranza parlamentare molto ampia, che, per una volta , come raramente accade, comprende la maggioranza di governo, ma anche una larga parte dell'opposizione".

 

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