Il made in Italy mette sul piatto un settembre pieno di sfilate

Tre settimane di passerelle si terranno negli storici palazzi di Milano. Il sindaco Moratti: "Vogliamo confermarci capitale mondiale della moda"

Il made in Italy mette sul piatto 
un settembre pieno di sfilate

Milano - Tutti per uno, la moda per tutti con il preciso intento di farla diventare come il Salone del Mobile, l'evento che cambia i connotati a Milano trasformando una città solitamente chiusa e sonnacchiosa nell'ombelico del mondo. Ecco l'ambizioso progetto presentato ieri a Palazzo Marino nel corso di un'affollata conferenza stampa. «Siamo davanti a una piccola-grande rivoluzione» dice Letizia Moratti a proposito delle tre settimane di appuntamenti (dall'8 al 30 settembre) e dello spostamento delle sfilate dalla storica sede della Fiera al centro cittadino. «La moda rappresenta l'11 per cento del fatturato manifatturiero italiano e occupa un milione di persone - dice ancora il sindaco -, bisogna sostenere questo settore e far sistema, proporre al mondo una moda che si lega e collega con il design e con l'arte». A questo punto della storia Lady Moratti afferra la sua capiente borsa in pitone rosa (per la cronaca si tratta del modello Miss Sicily di Dolce & Gabbana) e corre via lanciando un «Dobbiamo riconfermare Milano come capitale mondiale della moda» minaccioso quanto il celebre «Ci rivedremo a Filippi».

Su questo punto sono tutti d'accordo a cominciare da Giovanni Terzi, assessore alle attività produttive che snocciola una serie di dati interessanti. «Ogni cinque euro guadagnati a Milano, uno deriva dalla moda che rappresenta il 21 per cento del prodotto interno lordo cittadino» dice annunciando una serie di eventi collaterali alle varie manifestazioni fieristiche (da Milano Unica in poi) e alle sfilate vere e proprie. Si passa dalla serata alla Scala per il popolo della moda (il 21 settembre) al cosiddetto "Sill Out", un evento ecosostenibile con tanto di proiezioni curate da National Geografic sul termovalorizzatore Silla di Rho-Pero in presenza di un non meglio identificato suonatore d'alberi. Voci di corridoio dicono che sia stato proprio Terzi a volere fortissimamente la presenza di Diego Della Valle al tavolo delle autorità mettendo quindi fine alla furiosa polemica innestata lo scorso febbraio quando il calendario delle sfilate milanesi venne ridotto a tre giorni e mezzo di puro delirio per volere di Anna Wintour, la potente direttrice di Vogue America.

«Apre Gucci e chiude Armani» annuncia Mario Boselli spiegando che lo spostamento dalla Fiera era necessario anche se doloroso: quando una location non è più di moda non c'è nulla da fare. Su questo punto non sono tutti d'accordo, ma senza dubbio l'idea di costruire il cosiddetto "fashion hub" tra il Palazzo dei Giureconsulti trasformato nel nuovo quartier generale della moda e sale sfilate allestite dentro la Loggia dei Mercanti, Palazzo Clerici e il Filologico, sulla carta sembra molto affascinante anche perché per facilitare gli spostamenti da un luogo all'altro verranno concessi 3000 tesserini settimanali gratuiti per il bike sharing. Visto che Kathy Horyn, temuto critico del New York Times, nei suoi articoli da Parigi non fa che magnificare le sue gite in bicicletta lungo la Senna, siamo ansiosi di vederla pedalare sui bastioni intorno alla cerchia dei Navigli, magari diretta all'Arco della Pace dove sembra che Cavalli farà una sfilata-evento per festeggiare i suoi primi 40 anni di moda.

«Abbiamo costituito un tavolo degli stilisti che ci ha permesso di stilare un programma equilibrato», conclude Boselli ammettendo che tra i compromessi richiesti per portare a casa il risultato c'è stata ad esempio l'eliminazione dal calendario della sfilata di Elena Mirò, marchio specializzato in moda per le cosiddette plus size, ovvero le taglie dalla 46 in su. Così mentre lui scuote la testa sconsolato, il comune di Milano per bocca dell'assessore Terzi lancia un appello alla griffe del Gruppo Miroglio: «Facciamo qualcosa insieme». Ha preso poi la parola Pier Andrea Chevallard, segretario generale della Camera di Commercio di Milano ricordando che moda e design insieme producono un fatturato di 13 miliardi l'anno e annunciando che per tutto settembre ci saranno iniziative tipo negozi e gallerie d'arte aperti anche in orario serale.

Insomma per una volta non si può proprio dire niente contro il programma: sulla carta sembra come minimo ragionato. Certo mancano all'appello molti nomi oltre a Elena Mirò e al momento ancora non si sanno le reazioni della Wintour e di tutto il suo entourage.

«Le ho parlato perché siamo amici, ha detto che viene ed è contenta di tornare» dice Della Valle andando via una mezz'ora abbondante prima degli altri per improrogabili impegni a Parigi. È proprio questo il pericolo da scongiurare: che qualcuno abbandoni un programma comune per curare i propri sacrosanti interessi.

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