Per i genitori è come un pugnale che gira in una insanabile ferita, per i cittadini è l’ennesimo caso di una giustizia che fa storcere il naso, per il governo rischia di vanificare il lavoro svolto a Caivano e di restituirne un’immagine sfocata. Il dado però è tratto: uno dei due maggiorenni, coinvolti negli stupri ripetuti compiuti ai danni delle due cuginette di 10 e 12 anni, è stato scarcerato. Dopo appena due mesi. Sebbene la procura fosse contraria e lo considerasse «una personalità altamente violenta e trasgressiva», il Gip del tribunale di Napoli Nord, Fabrizio Forte, ha aperto la cella del 19enne concedendogli gli arresti domiciliari. Non a casa sua, ma in Veneto, forse nell’abitazione di un parente disposto ad accoglierlo.
Nelle motivazioni, il giudice scrive che gli abusi di natura sessuale si sono «innestati in un contesto territoriale di profonda incuria e abbandono e sono stati agevolati dal senso di appartenenza al gruppo criminale dei suoi membri, quasi tutti minorenni o poco più che maggiorenni». Proprio per questo, spostare il giovane al Nord «appare elemento piuttosto rassicurante in ordine alla rescissione dei legami con il predetto contesto, inducendo a confidare in un’adeguata capacità auto-contenitiva».
Secondo l’istanza presentata dall’avvocato, il giovane scarcerato sarebbe affetto da un «ritardo mentale di grado medio con difficoltà di apprendimento», aggravato dalla detenzione in cella, e verserebbe «in precarie condizioni di salute psico-fisiche».
Sarà, intanto due mesi fa un altro giudice, quello che aveva firmato l’ordinanza cautelare per il 19enne, parlava di una «spiccata propensione a delinquere», dimostrando «reiteratamente e spregiudicatamente un totale disprezzo per la personalità e l’integrità fisica e psicologica delle vittime, poco più che bambine, incutendo loro timore, vessandole gratuitamente e abusando sessualmente di loro».
Inutile dire che la notizia della scarcerazione abbia lasciato a bocca aperta i genitori delle vittime. Secondo il legale di quelli delle vittima più piccola «il 19enne non ha mostrato neppure un minimo di resipiscenza tanto da potersi dire “meritevole” di un atto di fiducia come quello che ha sostituito il carcere con la misura meno afflittiva degli arresti domiciliari, peraltro le condizioni di salute del 19enne sono compatibili con il regime carcerario». Inoltre, «la scarcerazione lascia passare un messaggio negativo, a livello nazionale, che non può e non deve transitare, altrimenti si corre il rischio di lasciare i nostri giovani nell’errata convinzione che neppure un fatto così grave, come quello contestato, possa trovare un minimo di giustizia». Il caso è diventato subito anche politico dal momento che a Caivano il presidente del Consiglio è andata a metterci la faccia annunciando un pacchetto di norme contro le baby-gang e la dispersione scolastica a cui ha fatto seguito anche un maxi blitz al Parco Verde per contrastare degrado e illegalità.
La Lega ha annunciato che presenterà un’interrogazione urgente al ministro della Giustizia per fare luce sulla vicenda perché spiega il senatore del Carroccio e capogruppo in commissione Antimafia Gianluca Cantalamessa «non possiamo vanificare tutti gli sforzi che stiamo facendo per contrastare le violenze e la delinquenza giovanile».
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