Quelle batttaglie contro i decibel del giudice anti "Paesi sicuri"

Oggi boccia il decreto del governo, ma la scorsa estate ingaggiava una battaglia legale con uno stabilimento balneare

Quelle batttaglie contro i decibel del giudice anti "Paesi sicuri"
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«Allo stato e a una valutazione sommaria propria della fase cautelare la Tunisia è un Paese poco sicuro. La situazione socio-politica, benché non si ravvisino situazioni di violenza indiscriminata derivante da conflitto armato, risulta gravemente deteriorata. Si è registrato un incremento delle proteste, scatenate dalla crisi politica, sociale ed economica che il Paese attraversa». Così scriveva l’anno scorso Massimo Escher, il presidente della sezione Protezione internazionale del Tribunale di Catania che oggi ha deciso di non rimandare in Egitto un richiedente asilo sbarcato a Pozzallo, impugnando di fatto il decreto sui «Paesi sicuri» stilato l’altro giorno da Palazzo Chigi. Dello stesso tenore era stata la sentenza della collega Iolanda Apostolico, che aveva liberato dal Cpr di Pozzallo quattro immigrati irregolari, così come quella del giudice catanese Rosario Maria Annibale Cupri.

Ma in passato il giudice Escher era stato protagonista di un altro episodio. Nell’estate del 2022 aveva ingaggiato una battaglia contro i decibel di un vicino stabilimento balneare e l’aveva vinta grazie a una sentenza del «suo» tribunale. Vittima una imprenditrice ravennate di origini siciliane, Caterina Mendolia Pirandello, che aveva avuto la pessima idea di rilevare la gestione del «Faro di Capomulini».

Su Facebook la donna aveva rivelato che a luglio un vicino di casa magistrato, sposato con un’altra toga, si era lamentato per i rumori provenienti dal locale che - a loro dire - ostacolava la serenità estiva della coppia: «Sono qui per leggere libri, non per ascoltare musica», il suo sfogo. «Il 6 luglio scorso - è il racconto della donna ancora disponibile sui social - un magistrato mio vicino di casa viene qui in modo aggressivo e mi urla che il giorno dopo mi avrebbe fatto chiudere se non abbassavo la musica...». Detto, fatto. Spunta anche un provvedimento del 2015 in cui c’è scritto che la musica non può superare i 3 decibel di notte e i 5 di giorno. Se si sgarra scatterà una sanzione da 5mila euro. A infrazione, ovviamente. La battaglia legale inizia due settimane dopo il blitz di Escher: la donna viene convocata in Tribunale dove qualche giorno dopo viene fissata una cauzione di 50mila euro con l’obbligo per la titolare di installare un sistema fonoassorbente di bambù dal fusto di 10 cm e alto tre metri, da collocare al confine della casa del magistrato. Altrimenti, niente musica.

In un mese, in piena estate, ci sono altre tre udienze. Poi il verdetto, deciso dai colleghi giudici della stessa sezione del presidente Escher che ha avviato l’azione legale nei confronti dello stabilimento. Cinquemila euro a sanzione (azzerata in appello) e cauzione da 50mila euro, ridotta a 10mila in appello, solo dopo qualche settimana.

Intanto le serate saltano, non ci sono soldi per obbedire alla sentenza, nove impiegati stagionali vengono licenziati, la stagione turistica si conclude, anche se la capitaneria di Porto si accorge che nel complesso di abitazioni vicine allo stabilimento, dove abitano anche i due magistrati, non ci sono le autorizzazione di legge necessarie per l’accesso al mare. Ma questa è un’altra storia...

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