Malasanità, in Italia un caso ogni due giorni 329 morti in 2 anni: la Calabria è la peggiore

La Commissione parlamentare per gli errori della sanità ha avviato uno studio su tutto il territorio. I dati sono allarmanti. Le cause spesso sono inadeguatezza professionale di medici e infermieri, ma anche una carenza strutturale dei servizi negli ospedali

Malasanità, in Italia un caso ogni due giorni 329 morti in 2 anni: la Calabria è la peggiore

Roma - Si entra negli ospedali per essere curati, per ricevere assistenza e spesso invece, fra errori e diagnosi ritardate le condizioni si aggravano e la guarigione diventa una chimera. Il quadro sconfortante lo fotografa la Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori in campo sanitario.

Secondo uno studio che ha analizzato gli ultimi due anni di attività delle aziende ospedaliere è emersa l'amara verità che ogni due giorni in Italia viene rivelato un caso di malasanità. Anzi la statistica ufficiale parla addirittura nell'ultimo anno di 19 casi mensili. In poco più di due anni, da fine aprile 2009 al 30 settembre 2011, si contano 470 casi. In 329 di questi è stata registrata, purtroppo, la morte del paziente.

Il quadro è allarmante e la ricerca è andata anche ad individuare le regioni d'Italia in cui si registra la maggior percentuale di casi. Circa la metà del numero totale dei decessi si è registrata in due sole regioni: Calabria (78) e Sicilia (66).

Ecco la classifica regione per regione dei casi di malasanità fra il 2009 e il 2011. Oltre ai casi di Sicilia e Calabria, ne sono stati rilevati 51 in Lazio, 32 in Puglia, 31 in Campania, 29 in Toscana, 28 in Lombardia, 24 in Emilia Romagna, in 23 Veneto, 20 in Liguria, 10 in Valle D’Aosta, 9 in Piemonte, 7 in Abruzzo, 4 in Umbria, 3 in Marche, Basilicata e Friuli Venezia Giulia, 2 in Molise e Sardegna, 1 in Trentino Alto Adige.

Per quanto riguarda i decessi il primo posto della triste graduatoria spetta ancora alla Calabria con 78 episodi, di seguito la Sicilia con 66 e il Lazio con 35 morti.

La Commissione però ha tenuto a precisare che non tutti i casi di malasanità sono da addebitare ad una diretta incapacità professionale del personale medico. Molti episodi sono causati da una carenza di strutture e di servizi negli ospedali italiani.

"A due anni dall’effettivo inizio della sua attività di inchiesta - sottolinea il presidente Leoluca Orlando - possiamo tracciare un bilancio molto positivo degli effetti prodotti dalla Commissione. In primo luogo la nascita e la crescita della consapevolezza che la tutela della salute, prevista dall’articolo 32 della Costituzione, sia un diritto per i cittadini ma anche un dovere per gli operatori sanitari, da noi continuamente invitati a rivendicare l’esigenza di essere posti nelle migliori condizioni di operare".
Leoluca Orlando sottolinea anche come spesso questi casi sarebbero stati evitabili se i medici avessero segnalato le carenze strutturaliai propri manager, e punta il dito contro lo spoil system nel mondo della sanità:
"Pratiche purtroppo diffuse di selvaggio spoil system rischiano di indurre l’operatore ad essere più preoccupato di non creare problemi al manager o al politico che procede alla nomina, piuttosto che provvedere, in condizioni di sicurezza per sè e per i pazienti, lo svolgimento della propria attività istituzionale. Riteniamo, dunque - aggiunge - che superare un certo clima di preoccupazioni e di paure diffuso tra i professionisti della sanità ed evitare esempi controproducenti di difesa corporativa siano condizioni indispensabili per un corretto funzionamento del sistema".
L'unica nota positiva di questa ricerca è che Trentino Alto Adige, Umbria e Marche non si sono registrati casi di mala sanità per motivi legati alle strutture ospedaliere. Una piccola goccia di positività in un mare di numeri tristi su cui riflettere e agire. In fretta.
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