Indro Montanelli era consapevole che se lItalia non si fosse aggrappata allEuropa sarebbe scivolata verso lAfrica. E tuttavia nutriva una preoccupazione. Paventava che a differenza deglinglesi, dei tedeschi, dei francesi, noi italiani vi saremmo entrati da apolidi. Ma sì, senza radici, senza Patria. Immersi nel presente, dimentichi del passato e incuranti del futuro. Non da oggi questo è anche il rovello di Gennaro Malgieri. Fin dai tempi in cui era studente alla facoltà di giurisprudenza nelluniversità di Pisa, ha utilizzato al meglio quella bussola inventata dal conterraneo Flavio Gioia, nativo di Amalfi. Una bussola costituita da buone letture e da una visione dinsieme della nostra storia patria. Consapevole comè dellimportanza delle nostre radici.
Da sempre militante della Destra, concepita come il partito degli italiani, deputato da due legislature e adesso consigliere di amministrazione della Rai, già direttore del Secolo dItalia e ora dellIndipendente, paradossalmente Malgieri non è stato mai attratto dalla politica politicante. La cosa del resto si spiega. Allergico al teatrino della politica, un mare povero nel quale nuotano i soliti professionisti che sovente non ne azzeccano una, Malgieri ha sempre coltivato un tema che gli è particolarmente caro come quello dellidentità nazionale. Come a dire, questa sconosciuta. A questo argomento ha dedicato articoli e libri. Ne ha fatto oggetto di svariati saggi sulla rivista Percorsi e più di recente nella rubrica «Grandangolo» dellIndipendente sta andando alla riscoperta di quei pensatori che hanno dato un contributo al concetto di Nazione.
Intellettuale militante, tuttavia Malgieri non può considerarsi un intellettuale organico. Ama la Destra di un amore sviscerato. È stato tra i fondatori di Alleanza nazionale dopo aver aderito giovanissimo al Msi di Almirante, e non si nasconde i meriti di Fini. Eppure, anche in queste sue Conversazioni sulla Destra con due giovani giornalisti di valore come Giancristiano Desiderio e Gerardo Picardo (Rubbettino), non si stanca di indicare la diritta via ai dirigenti del suo partito. Che, tutti presi dal fare adesso che hanno responsabilità di governo, corrono il rischio di annacquare in qualche misura i valori propri di una Destra non più chiusa in un ghetto ma che in mare aperto si confronta con alleati e avversari. Intendiamoci, in questo libro Malgieri non parla solo della Destra ma affronta altresì temi cruciali quali la globalizzazione, la fame nel mondo, la decadenza dellOccidente, la denatalità, il bipolarismo, le leggi elettorali, la miseria e la nobiltà di partiti non sempre al passo con il comune sentire. Ma è la Destra che è soprattutto in primo piano. A tal punto e con tale insistenza che Malgieri veste un po i panni di una suocera. Non già una Santippe, sia chiaro. Ma piuttosto una suocera bonaria che a fin di bene non nasconde la testa sotto la sabbia ma cerca di correggere le storture provocate da questa o quella discutibile azione politica.
Malgieri è convinto che An oggi rappresenta solo una parte della Destra, ancorché la più importante. Il partito di Fini, a suo avviso, può e deve far meglio. Perché il pericolo è «quello di ingessarsi, barcamenandosi tra le correnti fino a sfinirsi». Perciò occorre «un rilancio politico del partito che, a mio avviso, non può avvenire senza una discussione pubblica sulle ragioni di quella cristallizzazione... che ha fatto perdere smalto e dinamicità ad Alleanza nazionale il cui potenziale elettorale, paradossalmente, resta in attesa degli eventi cioè a dire di nuove motivazioni». Una Destra di popolo, insomma, e non rinchiusa nelle buie stanze del potere.
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