IL MANDATO DELLA PIAZZA

La maggioranza degli italiani vuole meno partiti: anzi, ne vuole solo due, uno per il centrodestra e uno per il centrosinistra.
Questo è quanto emerge dal sondaggio commissionato dal Giornale, e come detto vale per entrambi gli schieramenti. Ma c'è una differenza fondamentale, che aggiungiamo noi: il popolo di centrodestra è pronto per questo progetto del partito unico. Lo ha dimostrato sabato a Roma. Il popolo di centrosinistra, invece, non è ancora pronto, anzi è lontanissimo: lo ha dimostrato il corteo contro il governo (cioè contro se stesso) che ha sfilato a Roma qualche settimana fa. Tanto per intenderci, il corteo dal quale sono partite, ancora una volta, frasi infami contro i militari italiani caduti a Nassirya.
Dunque il popolo delle libertà è pronto al partito unico. I suoi leader si sono dichiarati decisi a realizzarlo a Roma, in piazza San Giovanni. Ora tocca farlo. Il popolo più di così non può fare. Ora spetta a Berlusconi, a Fini e a Bossi. Hanno nelle loro mani il consenso della maggiorana degli italiani che non vogliono questo governo, le sue idee, la sua cultura, i suoi progetti e - soprattutto - quello che sta facendo.
Il popolo di sabato non è andato a Roma perché credeva di poter dare la spallata a Romano Prodi. C'è andato perché voleva dire, con una compostezza e una maturità ignote a sinistra, che non ne può più di Prodi e che crede nei leader e nelle idee del centrodestra. E crede nell'unità del centrodestra con leader Berlusconi. Applaude Berlusconi, Fini e Bossi al di là delle singole appartenenze. Che cosa si può chiedere di meglio a questo popolo?
Non bisogna lasciar passare troppo tempo. E non si devono fare errori. Il primo sarebbe quello di delegare questa fase alle burocrazie varie di partito. Non si andrebbe da nessuna parte. Se qualche faccia scontenta c'era l’altro ieri in piazza, era quella di alcuni parlamentari che hanno paura di questo progetto. Che preferiscono mantenere il proprio orticello anche a costo di perdere piuttosto che lavorare per riportare il centrodestra a una vittoria netta. Occorre un impegno forte e personale dei leader, in questa fase. Non si delegano questi passaggi. Non si delega la leadership in questi momenti. Si esercita, ognuno nella sua parte, in vista dell'unità.
E le prime questioni non sono quelle organizzative, dove l'impantanamento ad opera dei mediocri, dei piccini, è sempre dietro l'angolo. I primi impegni sono le idee e la loro comunicazione. Come sabato. Attraverso altri canali. Ma continua, unitaria, densa di contenuti e resa calda dalla grandezza dell'obiettivo.
Il popolo di centrodestra non è freddo e calcolatore. Sa lasciarsi andare. Sa farsi muovere e commuovere. Anche i suoi leader sono così.

Questo provoca un senso di schifo nella cosiddetta intellighenzia di sinistra e soprattutto in quella radical-chic che ostenta atteggiamenti rivoluzionari ma, nel suo intimo, è aristocratica e - sostanzialmente - ha in spregio il popolo che, sovente, chiama il popolino.
Questa è la forza del partito unico del centrodestra, che è grande perché c'è già anche se il partito non c'è ancora. E, fatto questo, gli altri problemi, Udc compresa, appariranno nella loro reale entità.

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