Il manifesto di Pera per soccorrere l’Occidente in crisi

Il manifesto di Pera per soccorrere l’Occidente in crisi

Sandro Bondi *

L’appello per l’Occidente lanciato dal presidente del Senato, Marcello Pera, che in poche settimane ha raccolto quasi ottomila adesioni, giunge in un momento opportuno e contribuisce a marcare una linea di chiarezza in una campagna elettorale per molti versi confusa. In quel documento, Marcello Pera condensa e sintetizza un patrimonio di riflessioni e di ricerche che negli ultimi anni lo hanno portato tra l’altro ad incrociare la penna con il cardinale Ratzinger, oggi Papa Benedetto XIV.
Si parte dalla constatazione della crisi in cui versa l’Occidente, dovuta sia a ragioni esterne (la minaccia del terrorismo fondamentalista) sia a ragioni interne (la perdita dei valori, il relativismo, il multiculturalismo) per arrivare a elencare i fronti che occorre presidiare e proteggere proprio per uscire da quella crisi. Si parla di famiglia, di tutela della vita, di rapporti con l’America, di lotta al terrorismo, di Europa, di religione e di molto altro. Ne viene fuori un documento programmatico prezioso che è riuscito a raccogliere l’adesione di esponenti di ogni partito della Cdl. La sua forza consiste infatti nel fornire una cornice culturale ampia ma insieme stringente e impegnativa per chi vi aderisce, tracciando un discrimine forte attorno ad un nucleo di valori fondamentali. Non è un caso se nessun esponente del centrosinistra si sia avvicinato a quel testo e anzi, su quel versante, abbia suscitato accuse assurde di razzismo e incitamento all’odio.
Nella Cdl l’appello di Marcello Pera hai invece trovato terreno fertile dimostrando con la forza dell’evidenza che i valori uniscono il centrodestra e dividono il centrosinistra. Al cuore del documento sull’Occidente c’è una visione di fondo sulla libertà individuale e sui diritti della persona che resta - nel brusio indistinto della politica post-ideologica - una frontiera netta tra destra e sinistra. Sul versante liberale e conservatore infatti in primo piano ci sono i diritti individuali che evolvono e interagiscono nella cornice offerta dai valori della tradizione. Sul versante opposto in primo piano c’è lo Stato, visto come elargitore di diritti verso gruppi e comunità, senza altro limite o equilibrio che non sia quello del qui e ora. La vicenda dei Pacs esemplifica molto bene queste differenze. Da un lato infatti c’è la Cdl, unita nel rifiuto di riconoscere la necessità di introdurre una simile innovazione legislativa. Essa infatti, o si limita a regolare istituti già previsti e tutelati dal codice civile e quindi è inutile, o si avventura su un terreno dove rischia di mettere in discussione la sacralità dell’istituto del matrimonio, così com’è sancito dalla nostra Carta Costituzionale. E dicendo sacralità ammetto sia il punto di vista religioso che considera quell’unione testimoniata da Dio, sia il punto di vista laico che riconosce il peso millenario di quella tradizione e la sua preminenza sociale.
Dall’altro lato c’è l’Unione che è divisa sulla materia e la maneggia sottobanco: Prodi che scrive all’Arcigay per dire che i Pacs si faranno, la Binetti e Bobba della Margherita che scrivono ai parrocchiani per dire che non se ne farà nulla. L’appello lanciato da Marcello Pera ha dunque due funzioni importanti: contribuisce ad una più chiara interpretazione di queste dinamiche tra gli schieramenti e segnala un orizzonte comune all’interno della nostra parte politica.

Se dopo le elezioni, come spero, dovesse riprendere il cammino verso un partito comune dei moderati, quel documento potrebbe rivelarsi forse anche più fertile di quanto ci appare ad oggi. Fino al 9 aprile la funzione mi pare essere quella di segnalare agli elettori un motivo in più per non essere incerti o indecisi.
* coordinatore nazionale Forza Italia

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