La manovra Monti è legge: un "regalo" di Natale che vale quasi 35 miliardi

Monti incassa il sì di Palazzo Madama, ma rispetto alla fiducia di novembre perde 24 voti. E chiede fiducia anche agli italiani: "Acquistate Bot e Btp". Un terzo del saldo totale destinato allo sviluppo. TUTTI I PROVVEDIMENTI

La manovra Monti è legge:  un "regalo" di Natale che vale quasi 35 miliardi

Roma Al governo non è bastato sgombrare il campo dall’articolo 18,né l’offensiva diplomatica del­la­vigilia con i leader della maggio­ranza. La manovra Salva italia è stata approvata definitivamente senza troppe sorprese, se non per una leggera riduzione dei consen­si per l’esecutivo guidato da Ma­rio Monti. I sì alla legge di conver­sione del decreto sono stati 257, mentre i no- Lega, Italia dei valori e Svp- si sono fermati a 41. Nessun astenuto. L’altro voto di fiducia al governo,quello per l’insediamen­to di Monti andò meglio con 281 sì, quindi l’esecutivo tecnico ha perso per strada 24 voti. Niente di destabilizzante, ma quello di ieri è comunque il segnale che la luna di miele si è affievolita.

Pesano i sacrifici della mano­vra. La versione definitiva vale 34,9 miliardi di euro per la gran parte in nuove tasse. Quasi tutta dedicata alla correzione dei saldi di bilancio: 21,4 miliardi, quasi il doppio rispetto alle misure per lo sviluppo che valgono 13,4 miliar­di di euro.
I capitoli più importanti e an­che quelli politicamente meno di­geribili, sono le pensioni e la casa. La previdenza cambia radical­mente.

Dopo un brevissimo perio­do di transizione (introdotto nel corso dell’Iter parlamentare) scompaiono le anzianità, sostitui­te dalle pensioni anticipate, che si ottengono con il solo requisito contributivo di 42 anni e un mese per gli uomini e 41 anni e 1 mese per le donne. Prevista una penaliz­zazione per chi si ritira dal lavoro con questo regime, prima dei 62 anni. Intervento strutturale, ma iniquo secondo i sindacati, uniti dopo anni nell’opposizione alla manovra. Sulle casa, filo da torce­re dal ritorno dell’Ici sulla prima casa, sotto forma di una sperimen­tazione dell’Imu. Sarà dello 0,4 per cento con una detrazione sui primi 200 euro, che aumenta di 50 euro per ciascun figlio di età non superiore a 26 anni, fino a un mas­simo di 400 euro. La nuova impo­sta si somma alla rivalutazione delle rendite catastali del 60%. Mi­sura che colpirà anche i redditi più bassi, compensata, dal punto di vista politico, dalla stretta sul lusso (automobili e barche), che è stata comunque attenuata.

A suscitare le prime perplessità nella maggioranza è soprattutto quello che manca. Le liberalizza­zioni e le misure per lo sviluppo. Nella manovra ce ne sono due. Lo sconto Irap per le imprese che as­sumono a tempo indeterminato giovani sotto i 35 anni e donne. Poi l’Ace, il regime fiscale che favori­sce la patrimonializzazione delle imprese.

Poco, anche a giudizio del go­verno. Il premier Mario Monti ha per questo specificato che con l’approvazione della manovra ini­zia subito la «fase due», cioè le ri­forme. Non quella del lavoro, o perlomeno non partendo dall’ar­ticolo 18 che ieri il segretario della Cgil Susanna Camusso ha confer­mato essere un «capitolo archivia­to ».

La fase due non inizierà con il decreto «milleproroghe» che il consiglio dei ministri approverà questa mattina.

Erano attese cor­rezione su pensioni, Ici, ma Monti ha raffreddato gli entusiasmi con­fermando ai tecnici, che il decreto non sarà modificato. Tra le misu­re emerse ieri, l’allungamento di un anno del regime fiscale agevo­lato per le sale bingo. Niente che modifichi la manovra.

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