Mantova ha varato il suo piano per diventare una «piccola Amsterdam»

La città affida a un «biciplan» rivoluzionario il progetto di riqualificazione ambientale. Come nella capitale olandese, che privilegia le due ruote fin dagli anni Sessanta, l'amministrazione pensa di connettere centro e hinterland grazie a una mega-ragnatela di piste ciclabili

Albert Camus, che la amava come magico luogo per perdersi e meditare, ebbe a dire che i canali concentrici di Amsterdam ricordavano i gironi dell'inferno dantesco. E non gli era neppure capitato di scorgere in azione i Grachtenvissers (letteralmente pescatori dei canali), circostanza che sicuramente avrebbe rafforzato l'impressione. Infatti questa speciale sezione della polizia olandese ogni giorno è adibita a ripescare dai canali centinaia di fiets, biciclette, per un totale di diecimila l'anno (ahinoi, assieme a una cinquantina di cadaveri). Ma, si sa, i canali non vanno d'accordo con particolari misture nordiche (bici-ghiaccio-alcol-cannabis...)
Fortuna vuole che la presenza di canali non abbia distolto Amsterdam dal diventare capitale mondiale delle due ruote: troppi i benefici per il traffico cittadino e per i cittadini. Oggi di biciclette ce ne sono circa 600mila su 724mila abitanti, e percorrono instancabili oltre 400 km di piste a loro dedicate, e provviste persino di semafori e segnaletica particolare. Fin dagli anni Sessanta il movimento ambientalista dei «Provos» metteva a disposizione della comunità centinaia e centinaia di bici da utilizzare e lasciare negli appositi parcheggi. E negli ultimi dieci anni il Comune ha investito oltre 14 milioni di euro per la costruzione di gallerie e percorsi riservati alle due ruote.
Racconti dell'altro mondo? Per ora sì, anche se c'è una città italiana che si appresta a seguire - se non nei numeri almeno nelle intenzioni - l'esempio della Venezia olandese. «Mantova una piccola Amsterdam? Diciamo che di acqua intorno ne abbiamo parecchia anche noi - si schermisce l'assessore all'urbanistica Anna Maria De Togni - . Il paragone ci fa piacere, ora vediamo che cosa siamo capaci di fare qui». Quello che si sono messi in mente gli amministratori mantovani, su impulso della lista civica Forum, è di costruire una città interamente ciclabile. «Crediamo che la mobilità del futuro - spiega Salvatore Lucia, attivista di Forum - non si giochi su tunnel sotto i laghi, come chiamiamo il fiume Mincio quando si "allarga" un po' nei pressi della città, bensì sul buonsenso e su una pista ciclabile interconnessa».
Biciplan d'ultima generazione, questa la scommessa che fa sognare Mantova. Le proporzioni con l'esperienza olandese sono abbastanza rispettate, considerato che nella capitale dei Gonzaga circolano tra le 25-30mila biciclette su 48mila abitanti. La città si presta: del tutto pianeggiante, si gira tutta in una mezz'oretta senza grande sforzo (acciottolati di alcune stradine del centro escluse). Altro che domeniche senz'auto e politiche ecologiche di facciata: il sindaco Nicola Sodano (Pdl) dimostra di voler fare sul serio e si è affidato addirittura a un esperto in tematiche ambientali, nonostante fosse stato il suo antagonista per la poltrona di sindaco, Sergio Ciliegi, consigliere comunale della lista Forum, oggi all'opposizione. Lo ha nominato - senza scandalo - «delegato alla mobilità ciclistica». E Ciliegi, con la collaborazione degli Amici della bicicletta (Fiab) ha elaborato un biciplan che rivoluziona l'intera viabilità del centro e della periferia. Ciliegi non ha dubbi sulla portata del progetto: «Quando l'ultima delle tre fasi previste sarà ultimata, Mantova diventerà una città per biciclette. Il centro, le frazioni e i comuni dell'hinterland saranno connessi tra loro e diventeranno una gigantesca rete ciclabile. Sono sicuro che abbatteremo il problema traffico: oltretutto il 90 per cento è traffico "di penetrazione" (gente che abita fuori e entra in città per motivi di lavoro)».
L'obbiettivo della megapista ciclabile ne apre altri ancora più ambiziosi, spiega Salvatore Lucia: «Vogliamo che Mantova primeggi in qualità della vita e sia punto di riferimento europeo, oltre che per il famoso Festivaletteratura, anche per tutta una serie di sperimentazioni in tema ambientale, tipo l'auto a idrogeno che qui è già molto più di un prototipo avveniristico». Di notevole interesse, sul piano politico, è anche il livello di collaborazione tra maggioranza e opposizione. «La giunta di centro destra ha avuto la sensibilità e l'intelligenza di sposare le nostre tesi e di farle proprie - dice Lucia -. Nonostante Furum Mantova fosse minoranza, hanno accettato nelle linee programmatiche di mandato le nostre considerazioni sulla mobilità in bici». Segno inequivocabile che, quando ci sono di mezzo idee valide e onestà d'intenti gli steccati ideologici perdono valore.
Di lavoro da fare ce ne sarà molto, visto che per ora di pista ciclabile ce n'è soltanto una. Entro la metà del 2012 dovranno essere più di trenta, e tutte collegate tra loro. E i numerosi interventi edilizi sono ora allo studio dell'assessore alla mobilità, Espedito Rose. «Mantova è una città particolare - dice l'assessore De Togni -, circondata su tre lati dai cosiddetti laghi. E poi dalla ferrovia. Se riusciremo a far muovere in bici quasi tutti, avremo vinto la nostra scommessa». Fiduciosi ma giustamente guardinghi anche quelli della lista Forum: «Sappiamo bene che questa è solo la partenza e quindi dobbiamo creare consenso nei cittadini e nella giunta tutta (oltre che nelle opposizioni) affinchè il piano diventi operativo, sia realizzato e non resti solo un buon proposito», conclude Lucia.


Ma l'esperienza di Amsterdam rincuora, e se di acqua a Mantova ce n'è (per fortuna senza tanti canali!), a piano ultimato la città sarà come invasa da una mega ragnatela con raccordi semicircolari lungo le principali assi di scorrimento. Da piazza Sordello a Diga Masetti, da viale Oslavia a piazza Cavallotti attraversarla su due ruote sarà una passeggiata di piacere.

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