Marchetto subito via, salta l’ultima missione

La Sala Stampa della Santa Sede ha confermato la notizia anticipata ieri mattina dal Giornale: il Papa ha accettato le dimissioni dell’arcivescovo Agostino Marchetto, Segretario del Pontificio consiglio per i migranti e gli itineranti. Da 28 agosto, giorno in cui ha compiuto settant’anni, il prelato - noto alle cronache nazionali e internazionali per le sue prese di posizioni sugli immigrati e i rifugiati, spesso sferzanti nei confronti dei governi - non riveste più l’incarico di numero due del dicastero vaticano.
Come si ricorderà, nell’ultimo anno e mezzo, per due volte la Sala Stampa della Santa Sede, per conto della Segreteria di Stato, aveva preso le distanze dall’arcivescovo, spiegando che alcuni suoi giudizi erano dati a titolo personale e non rispecchiavano la posizione del Vaticano. Pochi giorni fa, intervistato dall’agenzia francese I-Media, Marchetto aveva criticato le espulsioni dei rom volute da Sarkozy, ricordando anche le spesso dimenticate persecuzioni subite dai gitani per mano dei nazisti. Fonti della Santa Sede hanno fatto sapere che l’immediata accettazione delle dimissioni al compimento dei 70 anni non è da mettere in collegamento con le dichiarazioni sulle espulsioni francesi, alle quali ha perlatro indirettamente accennato lo stesso Pontefice.
Già ieri il Giornale scriveva che all’origine delle dimissioni c’era una richiesta dell’interessato, intenzionato - per motivi di studio - a usufruire della possibilità di lasciare l’incarico con cinque anni d’anticipo rispetto all’età canonica delle dimissioni per i vescovi, prevista per chi appartiene al servizio diplomatico della Santa Sede. Nell’articolo si faceva notare come le dimissioni erano state accolte «immediatamente». A questo ha fatto riferimento monsignor Marchetto, in una dichiarazione rilasciata ieri al Sir: «Non è vero che la mia domanda di dimissioni sia stata “immediatamente” accolta perché ho presentato più di un anno fa al Papa la richiesta di poter continuare fino al 70° anno di età».
In effetti il prelato, dopo la nomina a presidente del Pontificio consiglio di monsignor Antonio Maria Vegliò e dopo le due prese di distanza della Sala Stampa vaticana avvenute l’anno scorso, aveva presentato al Papa la richiesta di potersi ritirare a 70 anni. Sabato 28 agosto, vigilia della partenza per Bogotà, dove in queste ore avrebbe dovuto partecipare al secondo Forum internazionale su «Migrazione e pace» (l’intervento era già disponibile per i giornalisti), Marchetto ha ricevuto la notizia dell’accettazione delle dimissioni e non si è più imbarcato sul volo per la Colombia, iniziando invece a raccogliere le carte in vista del trasloco dall’ufficio. Questo cambio repentino di programma lascia intuire che lo stesso arcivescovo, pur volendo lasciare l’incarico e avendolo chiesto con il largo anticipo di un anno, forse non immaginava che l’accettazione sarebbe stata così immediata, nel giorno del compleanno, dato che solitamente, in questi casi, il dimissionario rimane al suo posto fino alla nomina del successore.
L’arcivescovo, ha detto al Sir di congedarsi dal suo incarico con l’auspicio che «si ricordi la bontà, la misericordia e la grandezza della Chiesa nell’affrontare le questioni della mobilità umana, questioni molto dure e importanti. La Chiesa cerca di rispondere, camminare insieme e difendere i diritti umani di queste persone, che vanno di pari passo con i doveri». E quanto ai motivi delle dimissioni anticipate di cinque anni ha spiegato: «Bisogna tener presente che sono stato nove anni al Pontificio consiglio; che i nunzi hanno la facoltà di poter andare in pensione a 70 anni; che sono stato vent’anni in Africa e ho avuto una malattia non indifferente e, anche se sono guarito, mi ha lasciato ancora qualche strascico. Credo sia stato ragionevole chiedere di andare in pensione e ringrazio perchè mi è stato concesso».


«E poi - prosegue l’arcivescovo - mi fa piacere la prospettiva di lavorare per il Concilio Vaticano II, un argomento che amo e che è così importante per la Chiesa». Il prelato si dedicherà infatti agli studi sulla storia del Concilio.

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