Margherita, dopo le tessere false i certificati elettorali «regalati»

A persone mai iscritte arrivano i documenti nominativi per il voto di partito

Daniele Petraroli

da Roma

A un mese di distanza dallo scandalo delle tessere false della Margherita nulla è cambiato. Nonostante le rassicurazioni dei responsabili del partito, che promettevano verifiche immediate, la settimana scorsa è arrivata una nuova lettera a coloro che si sono trovati, loro malgrado, iscritti al partito di Rutelli. Questa volta invece della tessera dei Dl, la «sorpresa» è stato il certificato elettorale per votare in occasione della Convenzione comunale del partito.
«La recente spedizione delle tessere nominative, che ha rappresentato uno dei momenti di controllo e di trasparenza - si legge nel testo a firma del presidente federale Francesco Rutelli - ha raggiunto centinaia di migliaia di iscritti, cui va la gratitudine di tutti noi, ma ha anche evidenziato, seppure in piccola misura, inaccettabili irregolarità, consentendoci di intervenire con immediatezza sulle stesse». Insomma, oltre al danno la beffa. Il sospetto è che dopo aver inserito i nomi dei nuovi iscritti nel proprio database, la Margherita non sia più in grado di distinguere i veri tesserati da quelli fasulli. Anche in questo caso, poi, l'identica violazione della privacy della volta scorsa. Sul certificato elettorale, così come sulla tessera spedita lo scorso mese, appare oltre al numero identificativo del circolo dove sarebbe stata effettuata l'iscrizione, nome, cognome, data di nascita e indirizzo. E, in calce, la firma di Rutelli.
Quando scoppiò lo scandalo dopo la trasmissione di Striscia la notizia del 12 ottobre che riportava tre casi di falso tesseramento, i responsabili della Margherita si affrettarono a minimizzare. «Mi auguro - scrisse sul quotidiano del partito Europa il 17 ottobre il coordinatore romano e deputato Dl Roberto Giachetti - che effettivamente il numero di “errori” sia davvero limitato perché, per quanto sgradevole, potrebbe essere considerato come un elemento “non rilevante” rispetto a un tesseramento per il resto realizzato secondo le regole e gli statuti». Evidentemente le cose non stanno così. Anche perché, come specificato nello stesso articolo, negli ultimi due anni il partito di Rutelli è passato da 20mila a 50mila iscritti solo a Roma. Un boom di tessere non suffragato da un identico aumento di voti. Il sospetto è che l'aumento esponenziale degli iscritti, tra cui i molti «tesserati involontari», sia stato realizzato in vista della conta tra le correnti che precederà la creazione del futuro Partito democratico. Una guerra interna combattuta anche con colpi «sotto la cintura» ai danni, soprattutto, degli ignari cittadini cui è stata recapitata la tessera nuova di zecca.
«La cosa che mi ha lasciato maggiormente sconcertata - spiega una signora che ha ricevuta la tessera - è che sapevano esattamente non solo i miei dati anagrafici ma anche quelli di mia sorella e mia madre, tesserate anch'esse loro malgrado. E nessuna di noi tre appare sull'elenco telefonico». E qui si apre un'altra questione.

Come ha fatto la Margherita a ottenere questi dati sensibili? I chiarimenti richiesti urgentemente da Rutelli al responsabile del tesseramento Salvatore Ladu all'indomani dello scandalo, evidentemente, non sono mai arrivati.

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