Marina di Varazze, la creatura di Vitelli "Best luxury marina"

Liguria, un fiore all'occhiello della portualità mediterranea. Emanuele Rinaldi: "È una struttura al servizio dell’armatore, legata però alla città e che coinvolge anche chi non possiede una barca. Questo è un sistema che crea ricchezza e muove un’ingente quantità di persone".  Dopo la bandiera blu 2009 è arrivato l’ambito "Best luxury marina Italy"

Marina di Varazze, la creatura di Vitelli "Best luxury marina"

L’ultimo riconoscimento è stato il prestigioso “Best Luxury Marina Development Italy”. Nel 2009 era arrivata la Bandiera Blu per la «piena adempienza ai parametri di protezione ambientale». Nessun dubbio che Marina di Varazze, realizzato dal gruppo Azimut-Benetti, sia un fiore all’occhiello della portualità mediterranea: per il numero degli ormeggi (800) e dei posti auto (900), l’indiscussa qualità dei servizi tecnici, l’architettura suggestiva all’insegna dell'ecosostenibilità, la splendida parte a terra e il ricco calendario degli eventi. Ma tutto parte da un concetto: un porto «aperto», vivibile nel vero senso della parola, a soli cinque minuti dal centro della cittadina del Ponente. «Marina di Varazze è nato soprattutto dalla passione di Paolo Vitelli, presidente del gruppo Azimut-Benetti - ci dice Emanuele Rinaldi, direttore del marina, alle spalle una ventennale esperienza di mare - L’idea è stata quella di creare una struttura al servizio dell’armatore ma non solo, legata alla città, che coinvolgesse anche e soprattutto chi non possiede una barca o non è appassionato. Siamo abbastanza contenti del risultato raggiunto sinora ma non ci accontentiamo». Per la cronaca, di Marina di Varazze sì è occupata a lungo Giovanna Vitelli, figlia di Paolo e attuale vicepresidente di Ucina. I conti economici sono ancora meglio: il fatturato 2009 - 9 milioni di euro - verrà superato a fine 2010; i posti barca occupati sono l’87% dei disponibili (70% di locazioni annuali), il transito è andato forte anche per il plus della gratuità dalle 8 alle 20. Insomma una buona stagione. «Dividerei il mercato in tre fasce - aggiunge Rinaldi - Quella media e piccola ha sofferto la crisi generale, quella alta ha tenuto bene mentre quella altissima (megayacht, ndr) si è in parte spostata verso porti stranieri. Non sono pochi i diportisti che hanno evitato le acque italiane. Un vero peccato». Oltre ai classici servizi di un marina dell’ultima generazione, qui si punta a rendere vivace la vita di banchina a partire dai trenta prestigiosi appartamenti affacciati sul porto. I negozi della Shopping Arcade e i numerosi locali - ognuno ben caratterizzato per l’offerta - rendono piacevole la sosta breve come la vacanza estiva. E poi, come dicevamo, c’è una serie di eventi che non ha rivali nella portualità nazionale: dai concerti alle sfilate di barche, dai raduni di auto storiche alle cene di gala e agli spettacoli più diversi. In agosto ha fatto tappa anche il gruppo dell’Albero Azzurro, vero «cult» per i più piccoli a cui Marina di Varazze dedica una particolare attenzione tanto da essere considerato il primo marina «kids friendly». Il 2 e 3 ottobre ci sarà il «Live 2», kermesse di attività e spettacoli che vuole essere il vero «fuorisalone» nel primo fine settimana della rassegna nautica a Genova. Mentre la novità 2010 è stata la Maison Nautique-MdV Club & Restaurant. Collocato su una splendida terrazza, è uno spazio multifunzionale dove si può mangiare bene, seguire gli eventi o semplicemente rilassarsi. Capitolo prezzi. «Inutile negarlo - dice ancora Rinaldi - non sono bassi come del resto succede in tutti i marina di nuova generazione e come sarà in quelli in arrivo. Ma il problema - lo ripeto da una vita - è il rapporto qualità-prezzo che in qualche caso non soddisfa. Noi cerchiamo di dare in ogni stagione, 24 ore su 24, il massimo. Chiedo sempre ai miei collaboratori di mantenere una tensione positiva perché non è difficile conquistare un cliente ma è facilissimo perderlo». E sulla favola dei porti stranieri più efficienti e accoglienti dei nostri, Rinaldi la pensa così: «In effetti, esagerano. I francesi hanno solo una maggiore esperienza nel settore e soprattutto hanno capito prima quanto sono importanti i porti per il territorio circostante: è un sistema che crea ricchezza e muove un sacco di persone. Nel nostro caso si parla di circa 400.

Non mi sembra un concetto difficile, eppure da noi qualcuno continua a non comprenderlo. Se lavorassimo nella giusta direzione, meglio ancora se sostenuti dallo Stato, non avremmo nulla da invidiare a nessuno. Anzi, dico che per impegno e professionalità siamo più bravi».

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