Marion Jones, fuga per doping Adesso rischia due anni di stop

Secondo la stampa americana è sparita da Zurigo perché positiva all’Epo in giugno

Francesco Rizzo

Quando Marion Jones era una ragazzina giocava a baseball con i maschi. Ma correva più veloce di loro, li umiliava, finendo per irritare troppi genitori. Dovettero farle cambiare sport, tanto le piaceva tutto. E in tutto amava battersi con i ragazzi, imitarli senza complessi.
Un’attitudine che torna in modo sinistro in quest’estate chimica che denuda i miti dello sport Usa. Floyd Landis vince il Tour de France, ma le analisi dicono che la sua benzina è il testosterone; lo stesso aiuto illecito pare spingere verso una squalifica a vita Justin Gatlin, uno dei due uomini al mondo capaci di correre i 100 metri in 9”77. E, adesso, tocca anche a Marion, proprio l’ex-bambina che non voleva essere mai un passo dietro i maschi: il Washington Post e la Espn hanno rivelato che la 30enne velocista californiana sarebbe risultata positiva a un controllo antidoping effettuato prima dei campionati Usa, disputati a giugno a Indianapolis. E che l’hanno vista oro nei 100.
La sostanza incriminata è l’eritropoietina (Epo), che migliora le prestazioni agonistiche aumentando i globuli rossi, a prezzo di gravi rischi per la salute. Devono essere effettuate le controanalisi, che secondo fonti americane potrebbero svolgersi il 6 settembre. Tempi lunghi che hanno suscitato l’irritazione e la volontà di indagare della Federazione Internazionale: devono bastare due settimane fra un test e l’altro. Ma intanto Marion Jones, la bella dea della velocità, «la prima donna che può diventare popolare quanto solo Pelè, Alì e Michael Jordan», come azzardò Craig Masback, direttore dell’atletica Usa nel 2000, rischia di diventare un bluff da laboratorio.
Marion era a Zurigo, venerdì, per partecipare al meeting della Golden League, ma ha ricevuto una telefonata dagli Usa ed è sparita senza gareggiare. «Motivi personali», la spiegazione. Che si presta ad altre letture, come tutta la vicenda di questa fiera felina polivalente, ex-campionessa di basket, vincitrice di cinque medaglie ai Giochi di Sydney (oro nei 100, nei 200 e nella 4x400, bronzo nel lungo e nella 4x100), più volte iridata, innamoratasi dell’atletica guardando Florence Griffith Joyner dominare la velocità a Seul 1988.
Marion - mai «pizzicata» prima - ha sempre respinto le accuse di doping rivoltele e, attraverso il suo legale, lo fa anche ora che rischia due anni di stop. Ma certo ha mostrato talento nel scegliersi amicizie sbagliate. È stata allenata da Trevor Graham, il giamaicano assediato dai sospetti che ora guida Gatlin. Per non parlare dei compagni di vita. Il primo è stato C.J. Hunter, pesista poi squalificato. Il secondo, Tim Montgomery - dal quale ha avuto un figlio nel 2003 - è uno sprinter, appiedato per il coinvolgimento nello scandalo della Balco, il laboratorio americano dove venne preparato lo steroide anabolizzante Thg. La cui scoperta, nel 2003, sollevò uno scandalo che coinvolse nomi dell’atletica (fra cui Marion), ma anche del baseball. «Stregone» della Balco era Victor Conte, l’uomo seduto accanto ad Hunter (e alla stessa Marion Jones) nella conferenza stampa dopo la squalifica del pesista a Sydney. Un cerchio che si stringe al collo di Marion, più volte indagata, interrogata, accusata di essersi dopata da Hunter e da Conte, trascinato dalla sprinter in una causa per diffamazione (poi abbandonata) da 25 milioni di dollari.


Intanto la Jones ha conosciuto la maternità, una lunga flessione (nessuna medaglia ad Atene) e un recente rilancio: quest’anno è tornata a correre i 100 sotto gli 11”, per la prima volta dal 2002. Sembrava la rinascita: il bambino, un nuovo allenatore, l’obiettivo di gareggiare fino all’Olimpiade di Pechino. Se le notizie in arrivo dagli Usa verranno confermate, i Giochi 2008 li vedrà in tv.

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