Max Gagliardi: così metto insieme Mozart, Luigi Tenco e Stevie Wonder

«Mi piace vestire le canzoni in modo sorprendente». Parola di Massimiliano Gagliardi, cantautore di notevole talento che domani si esibirà all’Auditorium. Con lui si apre la nuova stagione di «Generazione X», rassegna dedicata agli artisti emergenti. Ospite d’eccezione sarà Sergio Cammariere. «Per me sarà una festa - dice Gagliardi - sono onorato di poter suonare con lui. Ha sentito alcune mie canzoni e gli sono piaciute molto, quindi ha accettato volentieri di partecipare al concerto. Tra noi è nato un bel rapporto e ne sono davvero felice, perché sono un suo ammiratore. Ho un ricordo piacevole legato a lui e risalente ai miei anni di studi. Domani sera lo racconterò». Sul palco con Gagliardi ci saranno i ragazzi che hanno registrato anche il suo primo album, di prossima uscita: Toto Giornelli al basso, Marco Sinopoli alla chitarra e Daniele Di Ruocco alla batteria. Ci sarà anche il trombettista Fabrizio Bosso, ospite prezioso del concerto e del disco. La storia di Massimiliano Gagliardi è ricca di sorprese, come le sue canzoni. «Ho iniziato come pianista classico, studiando e lavorando con il maestro Roberto De Simone, poi mi sono avvicinato ad altri generi di musica». Lo racconta così, con grande naturalezza, senza dire che era l’allievo più talentuoso del conservatorio «San Pietro a Majella», il pianista scelto per esibirsi al cospetto dell’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. «Per vivere di musica - racconta ancora Gagliardi - bisogna avere più codici, quindi ho iniziato a lavorare come arrangiatore e turnista. Poi ho scritto Katamura e Fiorello se ne è innamorato, iniziando a trasmetterla spesso in radio. L’anno successivo mi ha chiesto un altro brano: ho scritto El hipo de amor e lui l’ha inserita nella compilation di Viva Radio 2». Il mondo musicale di Gagliardi è ironico, variopinto, originale. Le sue canzoni hanno armonie ricche e grandi melodie, quelle che un napoletano doc come lui porta impresse nel patrimonio genetico. «Non riesco a scrivere metodicamente a tavolino, quello che ascoltate fa parte di me, nasce spontaneamente. Penso a una storia e parto dalla musica, sperando che le mie melodie vengano cantate dagli altri. Sentire un mio brano in radio mi fa ancora battere il cuore».
Ama Gabriella Ferri e Stevie Wonder, Luigi Tenco e Billy Joel, De Gregori e Mozart. Gli piacciono i musicisti coraggiosi, quelli che sanno rompere la tradizione in modo geniale. «Penso a Ottocento di De André, un brano che racconta la perdita di un figlio e la superficialità della classe borghese con lo sfarzo musicale del Settecento».

E lo commuovono più i brani allegri che quelli tristi: «un capolavoro come Isn’t she lovely, di Wonder, trasmette perfettamente la gioia di un padre che ha appena avuto una figlia». Se siete a caccia di piacevoli sorprese, domani sera avete un appuntamento all’Auditorium.

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