«Da Mazzone a Costanzo quanta Roma nel mio show»

Escluso da Sanremo, acclamato in teatro. Teo Teocoli ha proposto al festival la canzone Carta d’identità, in duetto con Tony Dallara, ma il brano non è stato selezionato. E allora l’attore milanese si consola con l'amato teatro e con il suo «Spettacolo a sorpresa», in cui sfilano i suoi personaggi più celebri. Giovedì sera sarà a Roma, al Gran Teatro di Tor di Quinto.
«A Roma naturalmente non possono mancare Maurizio Costanzo e Carletto Mazzone. Spero che ci sia un grande pubblico. Verrà anche qualche calciatore della Roma, Panucci ha già confermato la sua presenza. E naturalmente io porterò anche il marocchino e Peo Pericoli, fino ad altre cose che mi stanno venendo in mente in questo momento di grande riflusso».
Nella prima parte racconta vizi e virtù delle città italiane. Di Roma dirà qualcosa in particolare?
«In realtà racconto il primo viaggio della mia vita, dalla Calabria a Milano, con il mitico treno “Freccia del sud”. Ci metteva cinque giorni. Parlo dei miei anni di crescita, dei primi eventi significativi della vita, dei primi turbamenti, della prima volta in cui ho sfiorato la mano di una ragazza. Un passato che sembra remoto ma rispecchia ciò che siamo oggi».
È difficile gestire i personaggi secondo le richieste del pubblico?
«A me piace molto improvvisare, ripercorrere la storia a ritroso insieme ai miei personaggi. All’inizio il mio Celentano cantava “L’emozione non ha voce”, un successo recente, ora è tornato agli esordi del “Tangaccio”. In queste interpretazioni mi supporta l'ottima Doc Beat band, guidata dal chitarrista/cabarettista Armando Celso. Canterò varie canzoni, da Elvis a Caccamo».
Ci sarà anche la nuova imitazione di Tony Dallara. Com’è nata l’idea di proporsi a Sanremo con il vero Tony?
«Perché abbiamo un pezzo molto divertente, con un refrain che rimane in testa. E poi perché Dallara vive ancora negli anni Sessanta, si esibisce al Derby e canta in giapponese. Devo dire la verità, l’originale è molto più divertente della mia imitazione. Racconta storie incredibili: è stato primo in classifica in Giappone per quattro anni!».
Lei ha riaperto lo storico Derby, occupandosi della direzione artistica. Vuole portare alla luce una nuova generazione di comici?
«Lo scopo originale era quello, ma è stato archiviato. Ora lavoriamo noi. Il più giovane ha 62 anni. Cinque uomini alla soglia della terza età che spopolano ogni sera, i veri ragazzi irresistibili. Raccontiamo passioni sportive, piccole liti, le tradizioni cui è legata la grande provincia. E gli occhi del pubblico si illuminano per questi squarci di vita».
Sanremo a parte, recentemente c’è stata anche una reunion de I Quelli, per le celebrazioni dei 35 anni di Pfm.
«Una serata bellissima. Alla prima schitarrata di Franco Mussida (chitarrista de I Quelli e poi della Pfm, ndr) con la 12 corde, sono tornato indietro di quarant’anni in un secondo.

Allora lasciai il gruppo non per modestia, ma perché loro crescevano artisticamente e io no. Scelsi altre strade. Ora voglio provare a riunire di nuovo I Quelli al Derby. Ritrovarsi con Franz Di Cioccio, Giorgio Piazza e Pino Favaloro a cantare “Una bambolina che fa no no no” è stato davvero bello».

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