Medaglia d'oro a Fabrizio nella sala per pochi intimi

Ferruccio Repetti

Impossibile ordinare al cuore: «No, adesso non piango», in quei momenti, mentre ti leggono davanti, a voce alta, la motivazione del conferimento della medaglia d'oro al Valor civile a tuo figlio. Al microfono, nella sala di rappresentanza di palazzo Spinola, c’è il prefetto Giuseppe Romano. Che scandisce: «Fabrizio Quattrocchi, vittima di un brutale atto terroristico rivolto contro l'Italia, con eccezionale coraggio ed esemplare amor di Patria, affrontava la barbara esecuzione tenendo alto il prestigio dell'onore del suo Paese. 14 Aprile 2004, Iraq». Sì, d’accordo, c’è vicino la figlia Graziella, che ha coraggio, che fa coraggio, che cerca di parlare e ringraziare anche per conto della mamma e di tutti coloro che si sono dati da fare per un riconoscimento dovuto. Ma l’emozione è tanta, la signora Agata è quasi sopraffatta, poi si riprende. Potrebbe, chissà, rispondere finalmente alle polemiche, alle critiche impietose che sono piovute su Fabrizio. Soprattutto ne avrebbe da dire su quella qualifica di mercenario che qualcuno ha attribuito a suo figlio, pochi giorni dopo che il «mercenario» aveva detto agli aguzzini: «Vi faccio vedere io come muore un italiano».
È il momento, in qualche modo, di vendicarsi? Neanche per sogno. Agata e Graziella sono qua per prendere parte all’omaggio ufficiale al body guard genovese, «non è il momento di fare polemica - dicono subito -, se mai di ringraziare Ciampi, il prefetto e chiunque si è battuto per ricordare il nostro Fabrizio. La memoria di mio fratello è salva». Graziella aggiunge: «È stata costituita un'associazione sportivo-culturale Fabrizio Quattrocchi, con l’obiettivo di promuovere, in particolare nei bambini, i principi di solidarismo e la difesa delle libertà civili». Accanto, Giuseppe Romano spiega: «Oggi, per la ricorrenza del 60° anniversario della Repubblica, siamo qui a celebrare tutti coloro che hanno esercitato le virtù repubblicane al meglio», in questo accomunando alla medaglia d’oro Quattrocchi l’altissimo riconoscimento concesso a Aldo Consiglieri e Candida Banchero, cittadini genovesi che si sono adoperati con altruismo e spirito di sacrificio per salvare vite umane la notte dell’esplosione nel palazzo di Borgo Incrociati.
Peccato che le rigide disposizioni del cerimoniale (o il ponte del 2 giugno, o l’insensibilità e magari anche l’imbarazzo di amministratori e politici?) abbiano in qualche modo ingessato la cerimonia: a stringersi intorno a Agata e Graziella, a dedicare ancora un istante al ricordo di Fabrizio, ieri mattina, alle 9 e 30 in punto, nella sala di rappresentanza eccetera eccetera, c’è il vuoto pneumatico. I vip arrivano dopo, puntualissimi per prendere parte alla consegna a 57 genovesi delle onorificenze al merito della Repubblica, Grand’Ufficiali, Commendatori, Cavalieri. Giusto esserci, stringere le mani, sorridere e brindare: si tratta di 57 persone che hanno lavorato duro, e spesso in modo oscuro, in tutti i campi, per lo sviluppo della città, della regione e del Paese.

C’è Vincenzo Spera, organizzatore di spettacoli, il promoter che ha portato Frank Sinatra a cantare in Italia e a gustare il pesto di Zeffirino; c’è Marco Desiderato, imprenditore dopo essere stato banchiere, uomo politico «grande tessitore» e amministratore in Regione, ci sono sottufficiali delle Forze armate, commercianti, artigiani. Organizzazione impeccabile. C’è aria di festa, a Palazzo Spinola. Bello. Anche se qualcuno farebbe bene a rifletterci un po’ su.

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